Introduzione di Claudio Collovà

UN FESTIVAL PER LA TRASFORMAZIONE

In un’epoca segnata da conflitti, divisioni e incertezze, dove il mondo sembra spesso travolto dall’oscurità di guerre e tensioni internazionali, il Segesta Teatro Festival cerca di illuminare la strada verso una comprensione più profonda dell’umano. In questo spazio di arte e cultura, la musica, il teatro, la danza e l’autorialità dei nostri artisti, trovano un palcoscenico comune, creando un’esperienza di riflessione, di crescita e di trasformazione. Segesta è un luogo mentale e fisico, con il suo meraviglioso parco archeologico, in cui l’arte può parlare direttamente al cuore e alla mente, e ogni forma espressiva diventa un veicolo per stimolare emozioni, interrogativi e pensieri. In un contesto globale che sembra spesso privo di direzione, l’arte può oggi fornirci risposte, permettere uno sguardo che va oltre la realtà e immaginare un mondo altro. Il Segesta Teatro Festival è uno di questi luoghi, uno spazio di dialogo e di condivisione. E dove le arti performative tutte si intrecciano e si connettono, creando una sinfonia culturale che coinvolge il pubblico in una riflessione globale sui valori cari a una comunità erede degli antichi e che proprio nella cavea del nostro Teatro Antico si riunivano.

Il Festival unisce le diverse forme artistiche, riconoscendo che l’arte vive di un linguaggio che non ha confini e che, attraverso la musica, la danza e il teatro è possibile raccontare storie universali, stimolare e risvegliare le coscienze. La musica che noi principalmente presentiamo all’interno del Tempio, è un linguaggio che unisce, che solleva lo spirito e che ispira la pace. Essa ha la capacità di attraversare le barriere culturali e linguistiche, raggiungendo direttamente il cuore di chi ascolta. La danza, con il suo linguaggio viscerale e immediato, esprime ciò che le parole non riescono a dire, creando un dialogo tra corpo e anima che trascende ogni divisione. Il teatro, con la sua forza narrativa e la sua capacità di rappresentare la complessità della vita, invita il pubblico a riflettere sulle proprie azioni, sulle scelte morali che determinano il nostro destino e sulla libertà. E inoltre, il lavoro degli artisti ospiti di questa edizione che vivono percorsi mai occasionali, in magica connessione con le voci di drammaturghi, musicisti e coreografi, compone e crea e dirige nuove storie, nuove visioni, nuovi orizzonti, affrontando temi che riguardano tutti noi, come l’identità, la giustizia, la libertà, la violenza e il sogno.

Ogni spettacolo che prende vita sul palcoscenico del Segesta Teatro Festival è un atto collettivo, il risultato del lavoro di un gruppo di persone che mettono insieme il loro talento e la loro passione per offrire al pubblico un’esperienza emotiva. Non si tratta solo di assistere a una performance, ma di diventare parte di un processo di crescita e di condivisione. Vorremmo creare un ponte tra le generazioni, le culture e le storie, e aspiriamo ad essere una testimonianza del potere trasformativo dell’arte. L’arte ha sempre avuto la capacità di mutare i popoli, di far riscoprire la bellezza nelle differenze, di stimolare un pensiero che trascende le barriere politiche, sociali e culturali. Il Segesta Teatro Festival non si limita quindi a offrire un evento da guardare, ma invita ogni spettatore a partecipare attivamente a un processo di trasformazione. Ogni performance è un dono, una possibilità di resistenza culturale e di cambiamento. In un mondo che ha bisogno di pace e di dialogo il nostro festival è un impegno collettivo verso un futuro più giusto e umano.

Non posso concludere questa introduzione senza un sincero ringraziamento a tutte le persone che rendono possibile il Segesta Teatro Festival. Un ringraziamento che va a ciascun membro del nostro staff, che con dedizione, passione e impegno costante, ha contribuito a far crescere il festival negli ultimi tre anni da me diretti. Ogni anno, infatti, dietro il palcoscenico non c’è solo un grande spettacolo da realizzare, ma una famiglia che lavora insieme per creare un’esperienza unica. Voglio ringraziare il Direttore del Parco archeologico con cui l’alta sintonia sulle scelte mi permette da sempre di dirigere il festival  con una forte condivisione, e gli uomini e le donne del parco archeologico di Segesta, il nostro staff organizzativo, che con precisione e creatività ha curato ogni dettaglio; il team tecnico, che con competenza e impegno rende possibile l’armoniosa realizzazione di ogni performance; il gruppo amministrativo, che con efficienza e professionalità ha gestito la logistica e le risorse del festival; il team della comunicazione, fondamentale per raggiungere il vostro interesse, la Pro Loco di Calatafimi  Segesta e i nostri volontari, che con entusiasmo e spirito di servizio hanno reso ogni momento speciale, e il personale della sicurezza, Croce Rossa, Vigili del Fuoco e Protezione Civile, che con discrezione e attenzione hanno garantito al festival un ambiente sicuro. Siamo una squadra di uomini e donne di pace, che, attraverso il nostro lavoro, ci poniamo al servizio di un’idea di bellezza. Tutto ciò che vedrete è unico, ma sarebbe impossibile senza il sostegno e l’impegno di tutti coloro che lavorano dietro le quinte, con cuore e passione. E un grande abbraccio al pubblico che ci segue con crescente amore e generosità. Il Segesta Teatro Festival è una realtà che cresce grazie a voi, che rendete ogni edizione speciale, unica e indimenticabile. Benvenuti quindi, che l’arte ci lasci vivere un’esperienza oltre il tempo e lo spazio, che ci spinga, insieme, a sognare un mondo migliore.

Claudio Collovà

direttore artistico

SEGESTA TEATRO FESTIVAL

Con l’edizione del 2025, il Segesta Teatro Festival, conferma la sua direzione artistica e si avvia alla sua seconda triennalità con un programma che presenta spettacoli al nostro pubblico dal 25 luglio al 24 agosto. Una media di 5 spettacoli a settimana di danza, teatro e musica, accolti nei nostri due spazi più significativi e suggestivi. Il Teatro Antico, una edificazione del III sec. a.C., che ospiterà la danza e il teatro, con una cavea che può ospitare fino a 1.200 spettatori, e il Tempio di Afrodite Uranìa, interamente dedicato alla musica e ai concerti cui potranno assistere 800 spettatori per volta. Il Teatro, costruito sulla cima del Monte Barbaro, sfrutta come scenografia lo splendido panorama del mare e delle colline orientate verso il Golfo di Castellammare, e il Tempio dorico con le sue 36 colonne ospita al suo interno, il programma musicale del festival, in uno scenario altamente suggestivo. La capienza di questi due luoghi iconici è stata aumentata sensibilmente, grazie e soprattutto alle edizioni precedenti che hanno avuto in termini di spettatori un trend sempre crescente. Quest’anno presentiamo 11 concerti, 20 rappresentazioni teatrali di 10 compagnie diverse, 4 coreografie, 6 prime nazionali, 8 compagnie under 35, con la dichiarata volontà di essere sempre dediti alle scoperte più innovative con spettacoli che per la prima volta vengono presentati al nostro festival e con uno sguardo molto attento alle nuove generazioni, guidate da maestri della scena nazionale con una connessione fortunata e felice tra tradizione e innovazione.

MUSICA

L’apertura del Festival, il 25 luglio, è di Eugenio Finardi e la sua band, con un concerto al Teatro che festeggia 50 anni dal suo primo album, con il significativo titolo Tutto ’75 – ’25, in cui propone le canzoni più significative del suo vasto repertorio, ripercorrendo mezzo secolo di carriera che lo ha consacrato come uno degli artisti più originali della Canzone d’Autore italiana. Alla canzone d’autore è dedicata in massima parte la sezione musica con i concerti di Francesco Baccini con il suo Archi e frecce Tour che rilegge in chiave cameristica i suoi classici più famosi, accompagnato dagli archi delle Alter Echo String Quartet, una formazione crossover tutta al femminile, cui segue Filippo Graziani che festeggia l’ottantesimo del padre con una festa di compleanno dove si ripercorrerà la storia musicale di Ivan dai dischi dell’esordio fino ai grandi classici. Il programma musicale prosegue con Petra Magoni & Arke’ String Quartet con il suo Subversion, una performance musicale, ma anche un concerto teatrale, in cui i linguaggi della musica e del teatro si connettono, e la musica sovverte, distorce, capovolge la realtà, dall’illuminismo alle avanguardie, e dalla beat generation ai giorni nostri. Presentiamo due formazioni in un certo senso simili, frutto di collaborazione tra artisti geograficamente distanti, ma che hanno trovato affinità e assonanze da molto tempo. L’album L’Amico Di Cordoba, racconta infatti la splendida collaborazione fra tre musicisti di rilievo: il sassofonista argentino Javier Girotto, il cantante degli Avion Travel Peppe Servillo e il pianista argentino Natàlio Luis Mangalavite. Dopo anni di collaborazioni sui palchi, i tre musicisti presentano un progetto ispirato al tango di Piazzolla, a Jobim, al jazz e alla canzone d’autore italiana. Una felice connessione con il secondo trio Reijseger Fraanje Sylla: Ernst Reijseger, olandese è un maestro del violoncello, e nella sua musica spazia dalle variazioni di Bach a linee di basso hard bop nello stile di Mingus. Il pianista Harmen Fraanje, danese, crea melodie fantasiose tra musica classica e jazz. Il musicista senegalese Mola Sylla interpreta le proprie tradizioni culturali con la sua voce affascinante e strumenti tradizionali. Questo trio crea una musica personale che provoca una forte reazione nel pubblico, come fossero canti sacri. I musicisti contribuiscono ognuno con diversi background e si connettono miracolosamente. E di sacralità è pervaso il progetto artistico Celia, che nasce da un lungo percorso di ricerca e composizione musicale condotto dall’eclettico compositore e pianista Maurizio Curcio sui versi del poeta monrealese Antonio Veneziano (1543-1593) con la collaborazione di due giovani eccellenti interpreti vocali siciliane, Roberta Scacciaferro e Valentina Migliore. La presenza di giovani musicisti emergenti e siciliani si concretizza inoltre con la presentazione di tre artisti che, con la loro musica, stanno creando una interessante innovazione con testi e una ricerca molto personale.  Il progetto Altre Origini del Giuseppe Di Bella Quartet unisce influenze musicali della Sicilia a suggestioni culturali lontane, attraverso un cantautorato che è uscito fuori dai generi e dai modi. Il cantautore ennese, utilizza lingue diverse (dialetto, italiano, spagnolo) e timbri ibridi e fonde elementi di musica antica, mito, e tradizioni del ‘900 con la canzone europea e mediterranea contemporanea. Giulia Mei, è una cantautrice e pianista proveniente da Palermo, ma che da un anno vive a Milano. Giovane cantautrice in ascesa con brani ormai famosi come Diventeremo adulti, Kundera e Tutta colpa di Vecchioni, Bandiera che hanno raggiunto numeri altissimi di ascolto. Giovane e palermitano è anche Federico Pipia la cui ricerca è soprattutto all’interno della contaminazione tra musica elettronica e musica strumentale e ha all’attivo tre dischi in studio con numerose collaborazioni. Sotto lo pseudonimo Pipya, qui presenta un concerto con la sua Gang Band, formazione con cui ha recentemente suonato al Montreux Jazz Festival. Siamo inoltre e infine felici di presentare Serena Abrami, qui con Enrico Vitali alla chitarra, che in Partitura di stagioni, concerto per Mahvash Sabet, dedicato a lei ostaggio del regime nella tristemente famosa prigione di Evin e di lei sono le poesie scelte, tradotte e musicate. Le parole e la musica qui muovono la luce, nella cornice di un approccio cantautorale, della poesia come atto di libertà.

TEATRO

Ampio spazio per il mondo della tragedia e della commedia latina. Segesta Teatro Festival ospita Seneca, con Medea ed Edipo, riportando la tragedia a un periodo distante circa cinque secoli dai tragediografi greci. L’indagine sui miti è qui trattata con altra scrittura. La Medea di Seneca, per la regia di Daniele Salvo, è profondamente radicata nella psicologia del personaggio e nell’analisi delle forze archetipiche e ultraterrene che muovono la protagonista, interpretata da Melania Giglio, e la rendono una figura più distante dalle emozioni umane e più incentrata sulla razionalità della vendetta. Il mito di Edipo nella versione senechiana, qui nella regia di Claudio Collovà, con Giuseppe Pambieri protagonista, enfatizza maggiormente la riflessione filosofica e la moralità delle azioni individuali. Nella predizione dell’oracolo e nella lunga affermazione di Creonte, interpretato da Sergio Basile, aleggia il colpo di stato, il complotto e il tentativo di sovvertire l’ordine; nelle testimonianze riportate, il sospetto che nulla sia vero e che più che dagli dèi, Edipo sia scacciato dagli uomini. In entrambi i casi si tratta di letture che collegano il passato al presente e riguardano più che mai l’umanità del nostro tempo. Laura Morante, accompagnata da Davide Alogna al violino e Luca Provenzani al violoncello, si esibirà in Notte di sfolgorante tenebra. Sei straordinarie figure femminili delle tragedie di Eschilo, Sofocle ed Euripide prendono voce in un monologo vibrante e impetuoso, ma al tempo stesso intimo e introspettivo, sullo sfondo del tragico retaggio della guerra.

Latina e decisamente romana anche nella interpretazione, Anfitrione di Plauto, l’autore teatrale che più ha influenzato il teatro occidentale, una commedia tra le più note che qui a Segesta viene presentata con la regia e la trascinante interpretazione di Emilio Solfrizzi che con la sua Compagnia Molière mette in scena una esilarante commedia degli equivoci. E dal mondo greco e latino ancora Giovanni Calcagno in Polifemo Innamorato, dall’idillio di Teocrito e dalle Metamorfosi di Ovidio, all’alba nel nostro Teatro, vicenda mitica vissuta dai personaggi protagonisti che rivivono nei corpi delle marionette corporee di Bianca Bonaconza animate dall’autore e regista che condivide con Alessandra Pescetta la scrittura scenica dello spettacolo. La narrazione si intreccia con l’azione danzata delle grandi marionette corporee e dei due danzatori Vanessa Lisi e Marco Di Dato, giovani promesse di Scenario Pubblico di Roberto Zappalà. E uno sguardo sul teatro classico greco ribadisce un polo di confronto con la tragedia Antigone e i suoi fratelli di Gabriele Vacis e POEM ispirato alla tragedia di Eschilo. Lo spettacolo conclude nel nostro teatro una trilogia di indagine sulla tragedia (le precedenti erano Prometeo e Sette a Tebe) mirabilmente condotta da Vacis e dalla sua compagnia di giovani under 35, con una scrittura e uno sguardo che sui classici coinvolge pienamente l’umanità del presente. Ospitiamo i giovani diplomati dell’INDA di Siracusa con Orestea, una suite da Eschilo, qui tradotta da Walter Lapini, e con la regia di Daniele Salvo. Pur seguendo la sua direzione originale, il regista si inserisce in un dialogo ideale con la storica messa in scena di Ronconi del 1974, cercando di mantenere viva la forza tragica di Eschilo e al contempo proponendo una lettura personale e attuale del materiale antico. Il lungo e consistente viaggio nelle riscritture dei classici si completa naturalmente con Fenicie di Euripide di Balletto Civile, di cui abbiamo già parlato nella sezione danza. Ancora teatro e ancora classici, nell’affascinante attraversamento poetico di Lino Musella su 30 immortali sonetti di Shakespeare, ‘traditi’ in napoletano dall’artista Dario Jacobelli, in cui si racconta l’amore, la bellezza e la caducità della vita in una lingua coraggiosa, viscerale e seducente. Con lui in scena Marco Vidino con musiche suggestive e avvolgenti che accompagnano gli spettatori in questo intimo viaggio. L’ammore nun’è ammore è uno spettacolo intenso e vibrante, di uno tra gli attori oggi più coinvolgenti della scena italiana. Il 10 agosto, per finire questo lungo racconto, l’appuntamento con l’astronomia, con lo spettacolo multidisciplinare in forma di racconto teatrale dedicato alla Via Lattea, con proiezioni in diretta delle reali immagini dei corpi celesti. Uno spettacolo seguitissimo al Segesta Teatro Festival condotto da Marcello Barrale, accompagnato dalla musica live-electronic di Alfredo Giammanco. Un imperdibile viaggio sotto le stelle, all’interno del Tempio, nella notte più propizia.

DANZA

Un felice ritorno di Virgilio Sieni a Segesta, con una delle sue coreografie più conosciute, apprezzate e premiate. Un classico della danza contemporanea internazionale. Sonate Bach – di fronte al dolore degli altri, è considerata nelle parole della critica una coreografia che ha fatto la storia del novecento. Questa meravigliosa creazione di un maestro, tra i più apprezzati e conosciuti coreografi del nostro tempo, presenta 11 coreografie che deflagrano nel gesto del dolore e della pittura e ci rammentano altrettanti avvenimenti tragici accaduti nei conflitti recenti. Una travolgente scrittura che commuove per la bravura dei danzatori, per l’ideazione e per una felicissima connessione con la musica di Bach. Giuseppe Muscarello, coreografo palermitano di solida trentennale esperienza, presenta con la sua giovanissima Compagnia di cui è anche formatore, Zefiro torna in danza, una prima nazionale al nostro festival, su musiche di Corelli e Monteverdi, un viaggio nella musica barocca, con un linguaggio di sperimentazione e contaminazione, una pièce che comunica emozioni universali attraverso un dialogo tra le danze barocche e la musica aperta a influenze popolari, in un continuo scambio tra tradizione e modernità. Infine Michela Lucenti con la sua compagnia Balletto Civile con un ritorno alla dimensione teatrale, un focus di lavoro tra gesto coreografico e parola su le Fenicie di Euripide, anche lei in prima nazionale e con un ensemble under 35, con un linguaggio che fa della contaminazione tra teatro e danza la cifra più rilevante della loro ricerca. Balletto Civile sarà impegnato in una doppia replica, e presenterà il lavoro anche all’alba, nella magica luce che sorge del teatro.

LABORATORI

Il Segesta Teatro Festival propone e offre al pubblico, fino al numero previsto di partecipanti, nuovi laboratori esperienziali. Ideati sin dalla prima edizione del 2022, l’attività è guidata da maestri ospitati al Teatro Antico, al Tempio, nei luoghi storici come l’Ex Convento di San Francesco della Città di Calatafimi Segesta o il Castello di Salemi, nostri partner: questi luoghi sacri hanno accresciuto di molto la percezione della ricerca e della conoscenza di sé. Costituiscono un progetto che ha ormai indicato e radicato una strada, che intendiamo perseguire anche in questo triennio successivo. Master class di composizione, risonanze acustiche ed emotive nell’apprendimento musicale di gruppo, movimento del corpo in relazione alle immagini che esso crea, l’Yin Yoga armonizzato dal suono e delle vibrazioni delle campane tibetane, laboratori di canto, l’armonia della musica generata dal corpo danzante, il suono nel movimento, i temi dei nostri laboratori, vissuti in una atmosfera unica di luoghi senza tempo e adottando modalità di fruizione aperte, coinvolgenti, stimolanti e informali.