La seconda edizione del rinnovato Segesta Teatro Festival si aprirà il 28 luglio 2023 e presenterà spettacoli di teatro, danza, musica e poesia fino al 27 agosto. È un mese intenso di programmazione e il Parco archeologico di Segesta ospiterà il nostro pubblico e i nostri artisti nella incontaminata natura e nelle meravigliose e intatte edificazioni risalenti al IV secolo a.C., sedi delle nostre sere: il Teatro e il Tempio elimico dedicato ad Afrodite Urania. Sono due luoghi che nella loro immutata bellezza hanno in comune il senso della collettività, del tempo, delle albe e dei tramonti, e che ancora oggi ispirano la felicità e la sacralità della condivisione, della bellezza e della forza delle parole, dei gesti e della musica. Ancora una volta quindi, la molteplicità delle forme espressive, e delle connessioni che esse creano interagendo nei linguaggi, soprattutto del contemporaneo, un obiettivo che segue la direzione già tracciata nella scorsa edizione. Si rinnova dunque il rito collettivo che ci richiama alla sospensione della realtà esterna e invita a farci viaggiatori di esperienze e di emozioni più vive, al contatto con il divino che a Segesta si respira in ogni pietra. Il nostro primo intento è vivere il tempo fuori dall’ordinario, perdere di vista la realtà esterna lasciandola fuori dal tempio. Una consuetudine che nella bellezza del nostro teatro non può che fare bene all’anima. Quest’anno presentiamo 6 prime nazionali e 6 formazioni under 35, queste ultime sempre guidate da Maestri della scena, 10 concerti, 22 rappresentazioni teatrali, 4 coreografie, per un totale di 36 spettacoli in poco meno di un mese. Gli artisti ospitati, oltre 250, provengono in un giusto equilibrio dal nostro territorio, dal resto d’Italia e molti sono gli artisti internazionali di altissimo livello che hanno deciso di accogliere la nostra proposta. Noi pensiamo e speriamo che tutti qui troveranno una ideale connessione con i luoghi e con il pubblico e che ci donino, come sempre fanno, il teatro del ricordo, della contemplazione e dell’azione, a cominciare dal racconto, dai suoni e dalle immagini più varie e differenti. Segesta e la Sicilia sono luoghi in cui da sempre si sono incontrate culture diverse e dove le distinzioni geografiche appaiono del tutto artificiali. Il festival abbia la forza di affermare il teatro come esigenza, come necessità, come mezzo essenziale per capire meglio e più a fondo il tempo in cui viviamo e i suoi problemi. Lasciamo che il teatro intervenga con spirito libero sulla realtà che stiamo vivendo, che unisca i popoli come sempre ha fatto, e che ci faccia ritrovare insieme ben disposti all’ignoto e all’avventura.

Claudio Collovà

Direttore Artistico del Segesta Teatro Festival

Teatro

Ridere a teatro è davvero un grande insegnamento dei nostri amati e illustri predecessori. Da Aristofane a Plauto a Camilleri, che certo autore greco non era, ma avrebbe potuto facilmente esserlo in spirito. I conflitti di Lisistrata, diretto da Mauro Avogadro con in scena i giovani diplomati dell’INDA in un felice ritorno al teatro di Segesta, apre la strada alla commedia insieme a Curculio, diretto da Cinzia Maccagnano, che contiene tutti i requisiti della fabula latina. E infine Giuseppe Dipasquale, regista di Troppu trafficu ppì nenti, un fortunato spettacolo nato in collaborazione con Andrea Camilleri che si unì alla scrittura teatrale e scenica, dalla celebre congettura che quotava Shakespeare come nativo siciliano.

Autodifesa di Ismene è una riscrittura del mito e dei luoghi della tragedia classica che indaga sulla figura di Ismene, e come lei proviamo a vedere l’alba del giorno successivo. Lo spettacolo su un testo di Flavia Gallo, è una prima nazionale ed è una delle tre albe programmate al Segesta Teatro Festival. Interpretato da Luna Marongiu e Raffaele Gangale, diretti da Cinzia Maccagnano.

Nel segno della contaminazione dei linguaggi La Terra Desolata and Other Poems qui in prima nazionale che si avvale della Banda di Palermo e dell’Ubi Ensemble e con la voce di Claudio Collovà. Il poema maggiormente connesso al mito in versione electro-classic. E anche Donne Guerriere con la straordinaria performance di Ginevra Di Marco (che canta e recita) e di Gaia Nanni (che recita e canta), è connesso alle donne del nostro tempo, a loro modo mitiche, a cominciare da Rosa Balistreri e Oriana Fallaci. Il Prometeo di Eschilo ha la sua grande forza nel percorso creativo elaborato da Gabriele Vacis, che restituisce l’universalità del protagonista, archetipo della conoscenza e della ribellione. Ad alimentare la potenza di questo Prometeo è il gruppo di giovani e già straordinari attori, diplomati alla Scuola del Teatro Stabile di Torino e riuniti nel gruppo teatrale PEM Potenziali Evocati Multimediali. Dal racconto dell’Odissea di Omero, il mito di Penelope rivisitato in chiave poetica e sperimentato attraverso uno studio sulla percezione del tempo. Il lavoro di Enzo Caputo e Alma Passarelli Puma ritraccia la figura di Penelope che viene riscritta donando al personaggio la tenera forza della donna-madre, regina del regno. Nella lingua e nella spada è un melologo di più anime che si ispira alla storia del poeta e rivoluzionario greco Alekos Panagulis e della giornalista e scrittrice Oriana Fallaci, qui nella drammaturgia, regia e interpretazione di Elena Bucci. Le belle bandiere, compagnia storica della ricerca teatrale italiana, che produce lo spettacolo, ritorna in questo doppio appuntamento, con una nuova edizione da noi in prima nazionale, La canzone di Giasone e Medea da Euripide a Seneca, da Apollonio Rodio a Franz Grillparzer e Jean Anouilh. La vicenda della madre assassina e dell’eroe greco indegno di gloria continua a spaventarci dopo millenni. Il mito qui diventa una ballata popolare che narra dell’amore che si trasforma in morte nella riscrittura e interpretazione di Elena Bucci e Marco Sgrosso. La tragedia, ultima opera di Sofocle, Edipo a Colono, non solo racconta la complessità imperfetta e meravigliosa dell’essere umano, ma ribadisce il diritto all’accoglienza dello straniero e il rispetto delle sacre leggi dell’ospitalità. Qui a Segesta con un cast d’eccezione, a cominciare da Giuseppe Pambieri nel ruolo del protagonista, un attore in grado di mettere al servizio del personaggio la grande tradizione da cui proviene. Diretto da Giuseppe Argirò che ha voluto nel ruolo di Antigone la figlia Micol Pambieri, ribadendo l’estrema connessione tra mito e realtà. Jan Fabre artista visivo, regista e autore teatrale, acclamato da quarant’anni tra le figure più innovative della scena internazionale, è ospite del Festival con Resurrexit Cassandra. Nel ruolo della sacerdotessa inascoltata, Sonia Bergamasco, tra le più grandi interpreti della scena e del cinema italiano. Qui la creazione ruota intorno alla resurrezione di un messia femminile. Il testo, poetico e potente, scritto da Ruggero Cappuccio per Jan Fabre, affida alla bocca di Cassandra, cinque movimenti portatori di senso e fonte di ispirazione, intorno ai quali si snoda il discorso che Cassandra rivolge all’Umanità: Nebbia, Vento, Fuoco e Fumo, Vapore, Pioggia.

Musica

La musica è sacra anche perché c’è il sacro dell’oggi nei volti di poeti come Battiato e De Andrè. Il concerto che apre il Segesta Teatro Festival 2023 è Eri con me, Alice canta Battiato, in cui Alice, con la sua personalità vocale unica e un percorso artistico sempre in evoluzione, si fa ancora una volta strumento della musica di Franco Battiato e di ciò che ha trasmesso, insieme a Carlo Guaitoli, pianista e direttore d’orchestra, speciale collaboratore di Battiato per oltre vent’anni, nella formazione arricchita dal violoncello di Chiara Trentin. E il concerto di chiusura presenta un tributo al capolavoro di Fabrizio De Andrè che parte dalla riscrittura di Francesco Giunta in lingua siciliana e diventa omaggio corale di un ensemble tutto al femminile. “La buona novella in siciliano è un atto d’amore”, ha detto Dori Ghezzi, che speriamo sia ospite del festival, e queste parole certificano la vicinanza della Fondazione De Andrè all’autenticità e profondità del progetto. È una direzione verso la grande musica e la poesia, in cui la connessione con la spiritualità non può che essere ribadita e amplificata in un teatro essenzialmente ritualistico come quello di Segesta. Continua e viene confermata l’aspirazione al Sacro, declinata in tutte le sue forme e che aspira a vincere sugli orrori e la violenza e sulle meschinità umane di oggi. Il concerto di Giovanni Sollima, violoncellista di fama internazionale e compositore italiano tra i più eseguiti nel mondo, conferma la linea di questa parte del programma, un viaggio nella sacralità più connessa con l’altrove spirituale. Il programma del concerto, a parte la presenza integrale di Spasimo, sintetizza il suo percorso compositivo e la condivisione avvenuta negli anni newyorkesi con l’ensemble e con gli ‘storici’ Riccardo Scilipoti, pianista e tastierista, e il percussionista Giovanni Caruso che in diverse occasioni ha ideato degli strumenti ad hoc non tralasciando l’uso del corpo e il beatbox. Ospite del Segesta Teatro festival anche il grande pianista Stefano Bollani, la cui musica in Piano Solo travalica i generi e non conosce confini. Un invito rivolto a noi spettatori a spostarci verso luoghi inaspettati e sentieri musicali non battuti, un medley imprevedibile in cui il virtuosismo si mescola all’irriverenza. Così nella poetica di Salvatore Bonafede, pianista e compositore di Dream and Dreams, in cui si riscontra quella tensione metafisica che gli consente di adottare la musica come pura forma d’arte, dandole una dimensione eterna. Una forma del jazz innovativo, legato a un percorso autoriale che si rinnova qui a Segesta anche con Lino Patruno che si esibisce con un progetto dedicato al violinista Joe Venuti e al chitarrista Eddie Lang. Con lui anche il violinista trapanese Mauro Carpi che è considerato il vero discepolo di Joe Venuti. Il concerto di Jamel Chabbi è un viaggio di condivisione di identità culturali comuni, con epicentro e punto di partenza la sua Tunisia, verso rotte mediterranee, ed è frutto di una lunga ricerca condotta da Chabbi attraverso fonti storiche e musicali. Sulla strada della cultura che avvicina i popoli, anche la presenza di Nubras, ensemble internazionale che si dedica alla costruzione di un ponte tra musica colta occidentale e le tradizioni sonore di Balcani e Medio Oriente, unendo musicisti provenienti dal mondo della classica, del jazz e della musica popolare. Un viaggio musicale, quello del Festival, che aggiunge alle tante voci, il Duo Lopez – Arevalos, con la cantante e attrice Camilla Lopez e il pianista compositore Matteo Ramon Arevalos. Teleion, in prima nazionale, esplora l’universo della musica in gran parte sconosciuto dell’antica Grecia, con l’aiuto della traduzione e traslitterazione di Dimitris Soukoulis. L’incanto dell’aurora, all’alba e in prima nazionale anch’esso, è un concerto che mette a confronto atmosfere musicali tipicamente settecentesche e sonorità assai più recenti di area classico-contemporanea, attraverso un organico molto ricco e variegato che comprende l’orchestra dell’Officina Barocca Siciliana, condotta da Roberta Faja ed il coro giovanile femminile AEOLIAN Vocal Ensemble diretto da Monica Faja.  Il 10 agosto, Afrodite Urania, nella notte delle stelle in cui il pubblico sarà guidato al riconoscimento degli astri con l’uso dei telescopi, l’insonorizzazione d’ambiente live realizzata dal musicista Alfredo Giammanco e il racconto scientifico narrato da Marcello Barrale per la ricerca in cielo dello sciame di meteore, in prima nazionale e nell’imperdibile scenario del Tempio.

Danza

Ispirato da Solo andata, romanzo in versi di Erri De Luca, Confini Disumani, è una coreografia di Roberta Ferrara che indaga il sentimento di umanità svanito o soverchiato dalla frenesia e dalla paura. Equilibrio Dinamico Dance Company con la sua danza d’impatto, flessuosa ed energica, tocca lo spettatore e lascia aperti interrogativi.

Coefore Rock&Roll è la seconda tappa del progetto ORESTEA. Trilogia della Vendetta, una coreografia di Enzo Cosimi che in un regno di incubi d’infanzia, giocattoli rotti, coperte colorate – un orizzonte visivo ispirato al segno dell’artista Mike Kelley –, mostra l’atto di uccidere chi ha donato la vita: con la drammaturgia di Enzo Cosimi e Maria Paola Zedda, insieme ai danzatori interpreti, la musica dal vivo di Lady Maru.

Il nuovo spettacolo Nothing di Michela Lucenti e Balletto Civile, tratto da Re Lear di William Shakespeare, nelle mani del collettivo si trasforma in una drammaturgia coreografica spigolosa, capace di inserirsi come un cuneo nelle pieghe della realtà, un duello fisico fra corpo e parola, movimento e spazio scenico. Komoco e Sosta Palmizi, presentano Dodi e IMA, due coreografie di Sofia Nappi. IMA è un termine giapponese che indica il momento presente; in aramaico ed ebraico ha anche il significato di madre, nella sua accezione di rinascita e rinnovamento.

Il Segesta Teatro Festival, ora riconosciuto dal Ministero della Cultura come festival multidisciplinare, presenta in questa edizione alcune delle espressioni migliori della danza italiana.