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Le ceneri di Pasolini

installazione su versi di Igor Esposito

voce recitante Peppino Mazzotta

 

Anna Bonaiuto legge

Porno-Teo-Kolossal

 

1975

quasi un talk show multimediale con Pier Paolo Pasolini, Andy Warhol e Domenico Ingenito

 

ideazione e regia Francesco Saponaro

suono Daghi Rondanini

video Diego Liguori

aiuto regia Salvatore Scotto D’Apollonia

direzione tecnica Lello Becchimanzi

 

produzione Casa del Contemporaneo

 

Un poeta è scandaloso sempre. Pasolini è stato il più grande poeta civile del novecento italiano. Oggi, forse più dei suoi versi, a fare scandalo, come trent’anni fa, in quel paese orribilmente sporco, sono le sue denunce, le sue invocazioni, le sue profezie, il perché delle stragi e della mattanza antropologica. I versi de Le Ceneri di Pasolini compongono un poemetto civile, poca cosa nell’era delle fiction, dell’irrealtà e del rincoglionimento globale. Essi non vogliono essere un omaggio. Lo scandalo, infatti, non ha bisogno di commemorazioni. Questi versi sono soltanto una feritoia dove filtra altra luce, altra morte, altro sguardo…

L’avventura picaresca di Porno-Teo-Kolossal, trattamento cinematografico di Pier Paolo Pasolini scritto per Eduardo De Filippo, è ancora più avvincente se la si legge come la confessione di un insaziabile desiderio di incontro tra arte e vita che attendeva solo di essere trasferito e impressionato su pellicola, se quella tragica morte non ci avesse privato di un’occasione straordinaria. Quello tra Eduardo e Pasolini è un incontro fondato sulla lucida complementarità di due sguardi che continuano a raccontare l’Occidente con le sue grandezze e le sue barbare miserie. Nella voce di Anna Bonaiuto c’è l’approccio sincero e dichiarato di un innamoramento materno che ci dà la possibilità di partecipare all’imponente costruzione drammatica di una lunga sequenza di immagini che esplodono in tutta la loro caparbia violenza, appena mitigata dagli sguardi comici e teneri di Eduardo e del suo servo Ninetto, nel quale Pasolini porta a uno dei punti più alti la densità metaforico-lirica del suo linguaggio.

Nel 1975 Pasolini è al tempo stesso attuale e postumo. Accusa Warhol di essere privo di dialettica rivoluzionaria, mentre Warhol agisce già nel campo della cronaca, del vissuto, in una spettacolare messinscena di trasgressioni e successo, arti visive e omosessualità. I due nella realtà non si conobbero mai personalmente, ma questo match intellettuale tra due giganti del XX secolo è al centro di una vicenda intricata e affascinante. Intorno ruotano galleristi e critici d’arte rampanti, denaro, rock, flash e polaroid, sesso e droga, artisti e ragazzi, da una galleria all’altra, da un letto all’altro, tutti stregati dalle stelle evanescenti degli anni settanta. Pasolini e Warhol incarnano visioni opposte e inconciliabili della contemporaneità. La voce di Pasolini che interroga e contesta l’immaginario visivo di Warhol è la parabola di un umanesimo novecentesco che si imbatte in quel mondo nuovo che il poeta delle Ceneri non volle o non poté capire fino in fondo.

 

Durata 80 minuti

Teatro Antico

Luogo

Teatro Antico

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Ora

4 agosto 2022 19:30

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