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PRIMA NAZIONALE
Teatro/musica
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Teatro Antico
Belvedere F. Vivona - CALATAFIMI SEGESTA
Piazza Alicia - SALEMI
Spiazzo Greco - CONTESSA ENTELLINA
Tempio
P.zza Autonomia Siciliana - POGGIOREALE
Belvedere Giardini Comunali - CUSTONACI
Ex Convento di San Francesco - CALATAFIMI SEGESTA
Conservatorio di Palermo
Parco archeologico di Segesta
agosto
di e con Gaspare Balsamo
collaborazione e assistenza Paolo Consoli
disegno luci Stefano Barbagallo
produzione Mobilità delle Arti
Omu a mari e Epica fera fanno parte del dittico Horcynus, un progetto che nasce e si sviluppa a partire dalla riscrittura di alcune parti del romanzo di Stefano D’Arrigo, Horcynus Orca. Protagonisti sono sempre i pescatori e gli uomini di mare dello Stretto di Messina, una comunità di uomini e donne raccontata nel loro complesso e plurale mondo di significati e appartenenze. Qui, in Omu a mari, è sviluppato il rapporto di formazione che si viene a creare tra il vecchio raccamatore di reti da pesca e cuntista di sirene e i giovani ragazzi che si accingono a intraprendere la vita di mare. Mare costacosta casacasa regno delle sirene, vere e immaginarie, che contribuiranno alla crescita e alla formazione di questi giovani pescatori pronti a trafficare nuove e vecchie avventure nelle acque dello Scill’e Cariddi fatto e disfatto a ogni colpo di remo, dentro, più dentro, dove il mare è mare.
Durata 60 minuti
Belvedere F. Vivona - CALATAFIMI SEGESTA
(Martedì) 21:30
03agosto19:30SupersonusANNA-MARIA HEFELETeatro Antico19:30 •:Musica
The European Resonance Ensemble
Anna-Maria Hefele canto difonico
Marco Ambrosini viola d’amore a chiavi
Eva-Maria Rusche clavicembalo
Wolf Janscha scacciapensieri
Anna-Lisa Eller Kannel
produzione artistica
Anna-Maria Hefele & The European Resonance Ensemble
Supersonus, nel suo significato originale latino, si traduce in italiano con «suono armonico naturale». Gli armonici naturali sono una successione di suoni le cui frequenze sono multipli di una nota di base, chiamata «fondamentale».
Un suono prodotto da un corpo vibrante non è mai puro, ma costituito da un amalgama in cui alla fondamentale si aggiungono suoni più acuti e meno intensi: questi sono gli armonici, che hanno una importanza cruciale nella determinazione del timbro di uno strumento o di una voce. Vengono percepiti in maniera inconscia ma, usati ad arte, sono in grado di provocare sensazioni estatiche non solo nell’ascoltatore, ma anche nell’esecutore.
Supersonus – The European Resonance Ensemble è nato nel 2012, unendo solisti di fama internazionale in una comune ricerca di una sonorità in grado di collegare stili musicali arcaico-etnici con la musica barocca e altri stili esecutivi.
La composizione finale come quintetto si è definita nel 2014, coinvolgendo i musicisti Marco Ambrosini (nyckelharpa), Eva-Maria Rusche (clavicembalo), Anna-Liisa Eller (kannel), Anna-Maria Hefele (canto difonico) e Wolf Janscha (scacciapensieri).
Combinando ad arte stili, strumenti ed espressioni musicali molto diversi tra di loro, l’ensemble mette in contatto l’ascoltatore con una dimensione sonora totale, intensa, ricca di armonici e di ritmiche estatiche. Contrasti, dissimilarità e altri estremi musicali non sono percepiti come conflittuali, ma vissuti ed espressi come un potere profondamente ancorato alla musica dell’ensemble.
I musicisti si ritengono costruttori di ponti, non solo da un punto di vista musicale, ma anche culturale. L’inaspettato e l’inaudito sono gli apici dell’architettura sonora che combina un ricco spettro di generi e stili: dall’interpretazione della musica antica a composizioni contemporanee, dalla spontaneità tecnica dell’improvvisazione alla gioia della scoperta di nuovi spazi sonori. Sulle orme di temi ben noti e bassi ostinati non solo barocchi, l’ensemble trascina l’ascoltatore attraverso periodi e spazi non solo temporali o geografici. Il viaggio sonoro accosta le tipiche ritmiche indiane allo splendore del barocco, la malinconia nordica alle armonie jazz, i modi africani alle canzoni del Rinascimento europeo, l’ambiguità ritmica a melodie orecchiabili, l’estasi armonica alla grazia melodica tipica della musica asiatica, come un inno alla diversità e alla ricchezza dell’umanità.
Durata 80 minuti
Teatro Antico
(Mercoledì) 19:30
04agosto19:30PPP 3%TEATRI UNITITeatro Antico19:30 •:Teatro
Le ceneri di Pasolini
installazione su versi di Igor Esposito
voce recitante Peppino Mazzotta
Anna Bonaiuto legge
Porno-Teo-Kolossal
1975
quasi un talk show multimediale con Pier Paolo Pasolini, Andy Warhol e Domenico Ingenito
ideazione e regia Francesco Saponaro
suono Daghi Rondanini
video Diego Liguori
aiuto regia Salvatore Scotto D’Apollonia
direzione tecnica Lello Becchimanzi
produzione Casa del Contemporaneo
Un poeta è scandaloso sempre. Pasolini è stato il più grande poeta civile del novecento italiano. Oggi, forse più dei suoi versi, a fare scandalo, come trent’anni fa, in quel paese orribilmente sporco, sono le sue denunce, le sue invocazioni, le sue profezie, il perché delle stragi e della mattanza antropologica. I versi de Le Ceneri di Pasolini compongono un poemetto civile, poca cosa nell’era delle fiction, dell’irrealtà e del rincoglionimento globale. Essi non vogliono essere un omaggio. Lo scandalo, infatti, non ha bisogno di commemorazioni. Questi versi sono soltanto una feritoia dove filtra altra luce, altra morte, altro sguardo…
L’avventura picaresca di Porno-Teo-Kolossal, trattamento cinematografico di Pier Paolo Pasolini scritto per Eduardo De Filippo, è ancora più avvincente se la si legge come la confessione di un insaziabile desiderio di incontro tra arte e vita che attendeva solo di essere trasferito e impressionato su pellicola, se quella tragica morte non ci avesse privato di un’occasione straordinaria. Quello tra Eduardo e Pasolini è un incontro fondato sulla lucida complementarità di due sguardi che continuano a raccontare l’Occidente con le sue grandezze e le sue barbare miserie. Nella voce di Anna Bonaiuto c’è l’approccio sincero e dichiarato di un innamoramento materno che ci dà la possibilità di partecipare all’imponente costruzione drammatica di una lunga sequenza di immagini che esplodono in tutta la loro caparbia violenza, appena mitigata dagli sguardi comici e teneri di Eduardo e del suo servo Ninetto, nel quale Pasolini porta a uno dei punti più alti la densità metaforico-lirica del suo linguaggio.
Nel 1975 Pasolini è al tempo stesso attuale e postumo. Accusa Warhol di essere privo di dialettica rivoluzionaria, mentre Warhol agisce già nel campo della cronaca, del vissuto, in una spettacolare messinscena di trasgressioni e successo, arti visive e omosessualità. I due nella realtà non si conobbero mai personalmente, ma questo match intellettuale tra due giganti del XX secolo è al centro di una vicenda intricata e affascinante. Intorno ruotano galleristi e critici d’arte rampanti, denaro, rock, flash e polaroid, sesso e droga, artisti e ragazzi, da una galleria all’altra, da un letto all’altro, tutti stregati dalle stelle evanescenti degli anni settanta. Pasolini e Warhol incarnano visioni opposte e inconciliabili della contemporaneità. La voce di Pasolini che interroga e contesta l’immaginario visivo di Warhol è la parabola di un umanesimo novecentesco che si imbatte in quel mondo nuovo che il poeta delle Ceneri non volle o non poté capire fino in fondo.
Durata 80 minuti
Teatro Antico
(Giovedì) 19:30
05agosto19:30SuppliciSERENA SINIGAGLIATeatro Antico19:30 •:Teatro
di Euripide
traduzione di Maddalena Giovannelli e Nicola Fogazzi
drammaturgia a cura di Gabriele Scotti
regia di Serena Sinigaglia
con Francesca Ciocchetti, Matilde Facheris, Maria Pilar Pérez Aspa, Arianna Scommegna, Giorgia Senesi, Sandra Zoccolan, Debora Zuin
cori a cura di Francesca Della Monica
scene di Maria Spazzi
costumi di Katarina Vukcevic
luci di Alessandro Verazzi
assistente alla regia Virginia Zini
assistente alle luci Giuliano Almerighi
musiche e sound design di Lorenzo Crippa
movimenti scenici e training fisico a cura di Alessio Maria Romano
assistente al training Simone Tudda
Produzione Atir – Nidodiragno/CMC – Fondazione Teatro Due, Parma con il sostegno di NEXT ed. 2021/2022 Progetto di Regione Lombardia e Fondazione Cariplo
in collaborazione con Cinema Teatro Agorà, Cernusco sul Naviglio
Nella tragedia Le Supplici, scritta da Euripide e rappresentata per la prima volta tra il 423 e il 421 a.C., un gruppo di donne di Argo, madri dei guerrieri argivi morti nel fallito assalto a Tebe (quello raccontato da Eschilo nei Sette contro Tebe), si riunisce presso l’altare di Demetra ad Eleusi per supplicare gli ateniesi di aiutarle a dare degna sepoltura ai figli, poiché i tebani negano la restituzione dei cadaveri. Il re ateniese Teseo, grazie all’intercessione della madre Etra, decide di aiutarle. Quando un araldo tebano giunge per intimare a Teseo di non intromettersi negli affari di Tebe, invano Teseo tenta di indurre l’araldo all’osservanza della propria legge che impone di onorare i morti, ingaggiando con lui un dialogo nel quale il re difende i valori di democrazia, libertà, uguaglianza di Atene, contrapposti alla tirannide di Tebe.
L’accordo non viene trovato e la guerra tra le due città è inevitabile, e viene vinta da Atene, con la conseguente restituzione dei cadaveri. Il re di Argo Adrasto, che accompagna le madri, si incarica di celebrare i caduti con un discorso. Il corteo con i corpi dei capi argivi caduti entra così in scena; Adrasto recita l’elogio di ciascuno di essi, quindi si procede al rito funebre. Per volontà di Teseo il rogo di Capaneo è allestito separatamente dagli altri, al fine di onorare diversamente l’eroe colpito dal fulgore di Zeus; Evadne, moglie di Capaneo, non regge alla commozione e, per riunirsi al marito, si getta sul rogo in fiamme. Mentre i figli dei caduti sfilano con le ceneri dei propri cari, finalmente sepolti, ex machina compare Atena, che fa impegnare con un giuramento solenne Teseo e Adrasto a un’eterna alleanza fra Atene e Argo.
In questo adattamento, tradotto ad hoc da Maddalena Giovannelli e Nicola Fogazzi, è prevista una riduzione a 7 attrici che interpreteranno le madri, il coro e i vari personaggi.
Durata 90 minuti
Teatro Antico
(Venerdì) 19:30
06agosto19:30SuppliciSERENA SINIGAGLIATeatro Antico19:30 •:Teatro
di Euripide
traduzione di Maddalena Giovannelli e Nicola Fogazzi
drammaturgia a cura di Gabriele Scotti
regia di Serena Sinigaglia
con Francesca Ciocchetti, Matilde Facheris, Maria Pilar Pérez Aspa, Arianna Scommegna, Giorgia Senesi, Sandra Zoccolan, Debora Zuin
cori a cura di Francesca Della Monica
scene di Maria Spazzi
costumi di Katarina Vukcevic
luci di Alessandro Verazzi
assistente alla regia Virginia Zini
assistente alle luci Giuliano Almerighi
musiche e sound design di Lorenzo Crippa
movimenti scenici e training fisico a cura di Alessio Maria Romano
assistente al training Simone Tudda
Produzione Atir – Nidodiragno/CMC – Fondazione Teatro Due, Parma con il sostegno di NEXT ed. 2021/2022 Progetto di Regione Lombardia e Fondazione Cariplo
in collaborazione con Cinema Teatro Agorà, Cernusco sul Naviglio
Nella tragedia Le Supplici, scritta da Euripide e rappresentata per la prima volta tra il 423 e il 421 a.C., un gruppo di donne di Argo, madri dei guerrieri argivi morti nel fallito assalto a Tebe (quello raccontato da Eschilo nei Sette contro Tebe), si riunisce presso l’altare di Demetra ad Eleusi per supplicare gli ateniesi di aiutarle a dare degna sepoltura ai figli, poiché i tebani negano la restituzione dei cadaveri. Il re ateniese Teseo, grazie all’intercessione della madre Etra, decide di aiutarle. Quando un araldo tebano giunge per intimare a Teseo di non intromettersi negli affari di Tebe, invano Teseo tenta di indurre l’araldo all’osservanza della propria legge che impone di onorare i morti, ingaggiando con lui un dialogo nel quale il re difende i valori di democrazia, libertà, uguaglianza di Atene, contrapposti alla tirannide di Tebe.
L’accordo non viene trovato e la guerra tra le due città è inevitabile, e viene vinta da Atene, con la conseguente restituzione dei cadaveri. Il re di Argo Adrasto, che accompagna le madri, si incarica di celebrare i caduti con un discorso. Il corteo con i corpi dei capi argivi caduti entra così in scena; Adrasto recita l’elogio di ciascuno di essi, quindi si procede al rito funebre. Per volontà di Teseo il rogo di Capaneo è allestito separatamente dagli altri, al fine di onorare diversamente l’eroe colpito dal fulgore di Zeus; Evadne, moglie di Capaneo, non regge alla commozione e, per riunirsi al marito, si getta sul rogo in fiamme. Mentre i figli dei caduti sfilano con le ceneri dei propri cari, finalmente sepolti, ex machina compare Atena, che fa impegnare con un giuramento solenne Teseo e Adrasto a un’eterna alleanza fra Atene e Argo.
In questo adattamento, tradotto ad hoc da Maddalena Giovannelli e Nicola Fogazzi, è prevista una riduzione a 7 attrici che interpreteranno le madri, il coro e i vari personaggi.
Durata 90 minuti
Teatro Antico
(Sabato) 19:30
06agosto22:00Le pietre del sognoFRANCESCO BENOZZOTempio22:00 •:MusicaVirtual Event
Francesco Benozzo voce, arpa celtica, arba bardica
produzione ECU European Culture University
Le pietre del sogno è il nuovo spettacolo ideato e performato dal poeta e musicista Francesco Benozzo appositamente per il Segesta Teatro Festival e il Festival Ierofanie. In esso vengono intrecciate le competenze scientifiche di Benozzo sullo sciamanesimo e sulla mitologia delle pietre in epoca arcaica (è autore di libri sul significato dei megaliti europei – tra i quali Origens do megalitismo europeu, Lisbona, 2016 – e di volumi sulle origini sciamaniche delle culture indo-mediterranee – tra i quali Le origini sciamaniche della cultura europea, Edizioni dell’Orso, 2015) oltre al suo decennale lavoro sul mondo del canto tradizionale.
In un intreccio di musiche della tradizione euro-mediterranea e atlantica e di composizioni originali, lo spettacolo esplora le connessioni archetipiche tra i paesaggi fisici e le manifestazioni del sacro, e trova nel contesto del parco di Segesta la propria cornice ideale.
Durata 60 minuti
Lo spettacolo è organizzato in collaborazione con Ierofanie Festival promosso dall’Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana
Tempio
(Sabato) 22:00
07agosto19:30Cantico dei CanticiROBERTO LATINITeatro Antico19:30 •:TeatroVirtual Event
PROMO DOPPIO SPETTACOLO
Cantico dei Cantici + Adelphi Quartet € 22
acquistabile solo al botteghino del Parco Archeologico di Segesta
adattamento, interpretazione e regia di Roberto Latini
musiche e suoni Gianluca Misiti
luci e tecnica Max Mugnai
produzione Fortebraccio Teatro, Compagnia Lombardi – Tiezzi
con il sostegno di Armunia Festival Costa degli Etruschi
Il Cantico dei Cantici è uno dei testi più antichi di tutte le letterature. Pervaso di dolcezza e accudimento, di profumi e immaginazioni, è uno dei più importanti, forse uno dei più misteriosi; un inno alla bellezza, insieme timida e reclamante, un bolero tra ascolto e relazione, astrazioni e concretezza, un balsamo per corpo e spirito.
Se lo si legge senza riferimenti religiosi e interpretativi, smettendo possibili altre chiavi di lettura, rinunciando a parallelismi, quasi incoscientemente, se lo si dice senza pretesa di cercare altri significati, se si prova a non far caso a chi è che parla, ma solo a quel che dice, senza badare a quale sia la divisione dei capitoli, le parti, se si prova a stare nel suo movimento interno, nella sua sospensione, può apparirci all’improvviso, col suo profumo, come in una dimensione onirica, non di sogno, ma di quel mondo, forse parallelo, forse precedente, dove i sogni e le parole ci scelgono e accompagnano.
Non ho tradotto alla lettera le parole, sebbene abbia cercato di rimanervi il più fedele possibile. Ho tradotto alla lettera la sensazione, il sentimento, che mi ha da sempre procurato leggere queste pagine. Ho cercato di assecondarne il tempo, tempo del respiro, della voce e le sue temperature. Ho cercato di non trattenere le parole, per poterle dire, di andarle poi a cercare in giro per il corpo, di averle lì nei pressi, addosso, intorno; ho provato a camminarci accanto, a prendergli la mano, ho chiuso gli occhi e, senza peso, a dormirci insieme.
“vi prego, non svegliate il mio amore che dorme”
Roberto Latini
Durata 50 minuti
Lo spettacolo è organizzato in collaborazione con Ierofanie Festival promosso dall’Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana
Teatro Antico
(Domenica) 19:30
07agosto21:30ADELPHI QUARTETTeatro Antico21:30 •:Musica
PROMO DOPPIO SPETTACOLO
Cantico dei Cantici + Adelphi Quartet € 22
acquistabile solo al botteghino del Parco Archeologico di Segesta
Maxime Michaluk violino
Ester Agustì Matabosch violino
Yue Yu viola
Nepomuk Braun violoncello
PROGRAMMA
Felix Mendelssohn
Quartetto per archi in la minore, Op.13 n.2
[30’]
Bushra El-Turk
Saffron Dusk (2021)
commissione The Cosman Keller Art and Music Trust
[9′]
Intervallo 10 minuti
Ludwig van Beethoven
Quartetto per archi in do maggiore, Op.59 n.3 “Rasumovsky”
[30’]
L’Adelphi Quartet è stato fondato nel 2017 presso la Mozarteum University di Salisburgo e, dopo aver vinto il primo premio all’Irene Steels-Wilsing Foundation Competition presso il Festival Frühling String Quartet in Heidelberg nel gennaio 2020, ha inaugurato una nuova fase della sua carriera internazionale.
Il violinista Maxime Michaluk dal Belgio, la violinista spagnola Esther Agustí Matabosch, la violista cinese Yue Yu e il violoncellista tedesco Nepomuk Braun hanno costruito la propria identità ed esperienza musicale grazie agli studi condotti con professori di primo piano quali Igor Ozim, Benjamin Schmid, Rainer Schmidt, Thomas Riebl, Heinrich Schiff e Clemens Hagen. Verso la fine degli studi solistici, i quattro, già con alle spalle esperienze internazionali di musica da camera, si sono incontrati grazie alla comune passione per il quartetto d’archi. Di lì a poco sono stati ammessi alla rinomata classe di Rainer Schmidt (Quartetto Hagen). Il quartetto ha ricevuto anche un prezioso supporto da Eberhard Feltz e Valentin Erben.
Il Quartetto Adelphi si è esibito in diversi paesi quali Gran Bretagna, Francia, Belgio, Canada, USA, Austria, Germania e Svizzera. Da segnalare, tra gli impegni passati e futuri, le performances al Sommerliche Musiktage Hitzacker, al Mondsee Music Festival, alla Salzburg Mozarteum Foundation, gli inviti a partecipare allo String Quartet Festival dell’Heidelberger Frühling, così come l’esibizione nello Schubert’s String Quintet con il violoncellista del Quartetto Alban Berg, Valentin Erben. Nel 2021 vincono il terzo premio al Concorso Internazionale per Quartetto d’Archi Premio Paolo Borciani di Reggio Emilia. Nello stesso anno vincono alle audizioni internazionali Young Classical Artists Trust (YCAT), registrando dal vivo anche un nuovo quartetto di Bushra El-Turk – Saffron Dusk, in programma anche a Segesta – presso la Bibliotheksaal in Polling (Bavaria) su commissione del Cosman Keller Art and Music Trust. Nel 2022 vincono il 2° premio e il Premio della Fondazione Esterházy al Concorso Internazionale per Quartetto d’Archi della Wigmore Hall.
Durata 80 minuti con intervallo
Teatro Antico
(Domenica) 21:30
08agosto19:30Edipo a ColonoMAMADOU DIOUMETeatro Antico19:30 •:TeatroAlba
di Sofocle
traduzione e adattamento di Gina Merulla e Fausto Costantini
regia di Gina Merulla
con Mamadou Dioume
e con Fabrizio Ferrari, Lorenzo Venturini, David Marzi, Federico Nelli e Gina Merulla
progetto scenografico Giovanni Nardi
costumi Ludovica Costantini
produzione Teatro Hamlet APS e Generazioni Spettacolari
Edipo a Colono è la Tragedia della Fine.
Edipo ormai vecchio e cieco giunge alla fine del suo viaggio: distrutto dalla Vita, dal Destino, dagli Dei vaga come un mendicante alla disperata ricerca di un Senso. Questa è la premessa su cui si basa l’intero spettacolo. Edipo non è nient’altro che lo specchio dell’essere umano e ne riflette la natura profonda. Le vicende che vive il nostro protagonista non hanno più significato nella loro dimensione individuale e privata ma devono essere restituite al pubblico nella loro dimensione universale e umana. Edipo è dunque “tutti gli uomini”: la sua storia, le sue azioni, le estreme conseguenze e l’epilogo della sua vicenda riflettono la storia interiore di tutti noi. La natura oscura, predatoria e violenta dell’Uomo ci dà la misura della sua umanità rendendolo un “Colpevole senza Colpa” e condannandolo al dolore, alla perpetua ricerca dell’espiazione e alla malinconica accettazione della tardiva scoperta di sé. Da ciò scaturiscono dolorose riflessioni sulla vita, sulla morte, sulla vecchiaia, sulla cecità, sulla caduta, sulla salvezza. Il pubblico è chiamato ad affrontare un viaggio nell’essere umano accanto a Edipo, dal suo arrivo a Colono fino alla sua discesa negli inferi. Anche lo spettatore si ritroverà “Straniero in terra straniera”, incarnazione di una “Creatura mostruosa” che chiede di essere accolta, personificazione del “Diverso” che desidera solo accettazione, immagine dell’Essere Umano che cerca la salvezza tanto esteriore quanto interiore.
La regia di Gina Merulla parte dal teatro di ricerca per rivisitare e trasformare un classico senza tempo per mezzo di differenti linguaggi artistici e nuovi codici espressivi derivati dalla contaminazione di teatro, musica, danza e arti visive. Gli attori e performers daranno vita allo spettacolo attraverso le meravigliose parole del tragediografo greco e partiture fisiche su musica o silenzio. Partendo dal paradigma del Rito in tutte le sue declinazioni compiremo un viaggio complesso e profondo che oltrepassa l’idea classica di teatralità per esplorare codici tribali, intersezioni culturali, realtà artistiche dilatate, dimensioni oniriche.
Lo spettacolo è arricchito dall’eccezionale presenza del Maestro Mamadou Dioume, grande artista internazionale già attore e collaboratore di Peter Brook fra gli interpreti del capolavoro brookiano “Mahabharata” e di “The Tempest” di Julie Taymor con Helen Mirren.
Durata 70 minuti
Teatro Antico
(Lunedì) 19:30
PRIMA NAZIONALE
di e con Roberto Latini
musica e suono Gianluca Misiti
luce e direzione tecnica Max Mugnai
produzione Compagnia Lombardi-Tiezzi
in collaborazione con Epica Festival, Fondazione Armunia Castello Pasquini – Festival Inequilibrio, Fortinbras Enterprise
con il sostegno di Regione Toscana e MiC
Dopo le proposte dallo stesso tema degli ultimi mesi, al Segesta Teatro Festival presento Venere e Adone_siamo della stessa mancanza di cui son fatti i sogni, nella variazione n.7.
Nel tempo di questo tempo, mi piace sospendermi nello stesso argomento che scelse Shakespeare per la riapertura dei teatri, quando nel 1593 a Londra furono chiusi per la peste.
L’amore terrestre e quello divino nel disarmo di un destino ineluttabile, è il tema trattato da Shakespeare, Tiziano, Rubens, Canova, Carracci, Ovidio, attraversando il mito nell’arte, come trattenendo il respiro.
Un respiro-fotogramma, solo, fermato, definito, come a impedire che il racconto si possa compiere nel finale che già sappiamo. È forse la speranza che si possa vincere il destino, dando all’Arte il compito di sfidare il tempo e trattenerlo. Sospenderci nella tenerezza.
Adone muore nel bosco durante la caccia a un cinghiale e Venere stessa non può nulla oltre il presentimento che la consuma.
Il corpo di Adone in terra svanisce nell’aria fresca del mattino e dal suo sangue in terra spunta un fiore bianco e rosso.
Lo si potrebbe percepire come un “mito della primavera”, il mito della rinascita.
Ho sentito essere questo, un aspetto molto prezioso della proposta, così tanto che ho decostruito la narrazione moltiplicandola nell’occasione di drammaturgie differenti e in variazioni dello stesso tema, come accade proprio per il mito.
Ho sollecitato il pensiero in continue aperture e ho aggiunto sipari su scene in trasformazione dotandomi di una struttura fluida e plurale.
Venere e Adone si è trasformato così in un programma articolato in grammatiche diverse, assecondando la scena nella tentazione di tentativi che si sono aggiunti e si aggiungono progressivamente e numericamente. Sono nell’esercizio fondamentale di produrre materiale in movimento, in trasformazione.
Ho diviso per episodi, autonomi e declinabili; aperti e compromessi: AMORE, CINGHIALE, ADONE, VENERE, CHIUNQUE, ricomposti in una storia di ferite mortali, di baci sconfitti che non sanno, non riescono a farsi corazza, difesa.
Eppure, ognuno, cadendo, fa un volo infinito.
Roberto Latini
Durata 70 minuti
Tempio
(Lunedì) 22:00
di e con Alfonso Veneroso
Alfonso Vella sassofono
Francesco Prestigiacomo percussioni
produzione Figli D’Arte Cuticchio
Una vicenda entusiasmante e attuale quanto un vero poliziesco: la battaglia condotta dai Siciliani e da Marco Tullio Cicerone contro il governatore di Roma Gaio Licinio Verre che ha saccheggiato l’intera isola per tre anni e l’ha ridotta in ginocchio, depredandola delle opere d’arte, manipolando i processi, derubando, corrompendo, estorcendo, stuprando, torturando e uccidendo.
L’attualità dell’“Affaire Verre” è impressionante, nell’attività dilatoria dei processi, nelle dinamiche politiche, come nelle azioni di lobby, nella corruzione, nel crimine organizzato, tanto da farci capire che in duemila anni nulla abbiamo inventato. Emblematica è anche l’importanza strategica della Sicilia per la produzione di fonti di energia che muovevano la “macchina sociale e politica” di Roma, senza le quali essa rischiava di “incepparsi” e per cui si facevano già in quei tempi le guerre.
I Siciliani tengono la testa alta e chiedono aiuto a un personaggio eccezionale, loro amico, il giovane Marco Tullio Cicerone, questore in Sicilia nel 75 a.C., e lo pregheranno di promuovere l’accusa contro il potentissimo governatore. In questo processo Cicerone rischierà la carriera e la vita in difesa dei suoi amici siciliani, ma sarà proprio “Il caso Verre” che offrirà l’occasione al giovane Cicerone di diventare il principe del foro di Roma.
Durata 75 minuti
Teatro Antico
(Martedì) 5:00
09agosto19:30Edipo a ColonoMAMADOU DIOUMETeatro Antico19:30 •:TeatroAlba
di Sofocle
traduzione e adattamento di Gina Merulla e Fausto Costantini
regia di Gina Merulla
con Mamadou Dioume
e con Fabrizio Ferrari, Lorenzo Venturini, David Marzi, Federico Nelli e Gina Merulla
progetto scenografico Giovanni Nardi
costumi Ludovica Costantini
produzione Teatro Hamlet APS e Generazioni Spettacolari
“Edipo a Colono” è la Tragedia della Fine. Edipo ormai vecchio e cieco giunge alla fine del suo viaggio: distrutto dalla Vita, dal Destino, dagli Dei vaga come un mendicante alla disperata ricerca di un Senso. Questa è la premessa su cui si basa l’intero spettacolo. Edipo non è nient’altro che lo specchio dell’essere umano e ne riflette la natura profonda. Le vicende che vive il nostro protagonista non hanno più significato nella loro dimensione individuale e privata ma devono essere restituite al pubblico nella loro dimensione universale e umana. Edipo è dunque “tutti gli uomini”: la sua storia, le sue azioni, le estreme conseguenze e l’epilogo della sua vicenda riflettono la storia interiore di tutti noi. La natura oscura, predatoria e violenta dell’Uomo ci dà la misura della sua umanità rendendolo un “Colpevole senza Colpa” e condannandolo al dolore, alla perpetua ricerca dell’espiazione e alla malinconica accettazione della tardiva scoperta di sé. Da ciò scaturiscono dolorose riflessioni sulla vita, sulla morte, sulla vecchiaia, sulla cecità, sulla caduta, sulla salvezza. Il pubblico è chiamato ad affrontare un viaggio nell’essere umano accanto a Edipo, dal suo arrivo a Colono fino alla sua discesa negli inferi. Anche lo spettatore si ritroverà “Straniero in terra straniera”, incarnazione di una “Creatura mostruosa” che chiede di essere accolta, personificazione del “Diverso” che desidera solo accettazione, immagine dell’Essere Umano che cerca la salvezza tanto esteriore quanto interiore.
La regia di Gina Merulla parte dal teatro di ricerca per rivisitare e trasformare un classico senza tempo per mezzo di differenti linguaggi artistici e nuovi codici espressivi derivati dalla contaminazione di teatro, musica, danza e arti visive. Gli attori e performers daranno vita allo spettacolo attraverso le meravigliose parole del tragediografo greco e partiture fisiche su musica o silenzio. Partendo dal paradigma del Rito in tutte le sue declinazioni compiremo un viaggio complesso e profondo che oltrepassa l’idea classica di teatralità per esplorare codici tribali, intersezioni culturali, realtà artistiche dilatate, dimensioni oniriche.
Lo spettacolo è arricchito dall’eccezionale presenza del Maestro Mamadou Dioume, grande artista internazionale già attore e collaboratore di Peter Brook fra gli interpreti del capolavoro brookiano “Mahabharata” e di “The Tempest” di Julie Taymor con Helen Mirren.
Durata 70 minuti
Teatro Antico
(Martedì) 19:30
10agosto19:30Edipo a ColonoMAMADOU DIOUMETeatro Antico19:30 •:TeatroAlba
di Sofocle
traduzione e adattamento di Gina Merulla e Fausto Costantini
regia di Gina Merulla
con Mamadou Dioume
e con Fabrizio Ferrari, Lorenzo Venturini, David Marzi, Federico Nelli e Gina Merulla
progetto scenografico Giovanni Nardi
costumi Ludovica Costantini
produzione Teatro Hamlet APS e Generazioni Spettacolari
“Edipo a Colono” è la Tragedia della Fine.
Edipo ormai vecchio e cieco giunge alla fine del suo viaggio: distrutto dalla Vita, dal Destino, dagli Dei vaga come un mendicante alla disperata ricerca di un Senso. Questa è la premessa su cui si basa l’intero spettacolo. Edipo non è nient’altro che lo specchio dell’essere umano e ne riflette la natura profonda. Le vicende che vive il nostro protagonista non hanno più significato nella loro dimensione individuale e privata ma devono essere restituite al pubblico nella loro dimensione universale e umana. Edipo è dunque “tutti gli uomini”: la sua storia, le sue azioni, le estreme conseguenze e l’epilogo della sua vicenda riflettono la storia interiore di tutti noi. La natura oscura, predatoria e violenta dell’Uomo ci dà la misura della sua umanità rendendolo un “Colpevole senza Colpa” e condannandolo al dolore, alla perpetua ricerca dell’espiazione e alla malinconica accettazione della tardiva scoperta di sé. Da ciò scaturiscono dolorose riflessioni sulla vita, sulla morte, sulla vecchiaia, sulla cecità, sulla caduta, sulla salvezza. Il pubblico è chiamato ad affrontare un viaggio nell’essere umano accanto a Edipo, dal suo arrivo a Colono fino alla sua discesa negli inferi. Anche lo spettatore si ritroverà “Straniero in terra straniera”, incarnazione di una “Creatura mostruosa” che chiede di essere accolta, personificazione del “Diverso” che desidera solo accettazione, immagine dell’Essere Umano che cerca la salvezza tanto esteriore quanto interiore.
La regia di Gina Merulla parte dal teatro di ricerca per rivisitare e trasformare un classico senza tempo per mezzo di differenti linguaggi artistici e nuovi codici espressivi derivati dalla contaminazione di teatro, musica, danza e arti visive. Gli attori e performers daranno vita allo spettacolo attraverso le meravigliose parole del tragediografo greco e partiture fisiche su musica o silenzio. Partendo dal paradigma del Rito in tutte le sue declinazioni compiremo un viaggio complesso e profondo che oltrepassa l’idea classica di teatralità per esplorare codici tribali, intersezioni culturali, realtà artistiche dilatate, dimensioni oniriche.
Lo spettacolo è arricchito dall’eccezionale presenza del Maestro Mamadou Dioume, grande artista internazionale già attore e collaboratore di Peter Brook fra gli interpreti del capolavoro brookiano “Mahabharata” e di “The Tempest” di Julie Taymor con Helen Mirren.
Durata 70 minuti
Teatro Antico
(Mercoledì) 19:30
Dopo il successo delle passate edizioni, Urania, ente gestore del Planetario e Museo Astronomico di Palermo, torna al Parco Archeologico di Segesta con l’osservazione guidata ai telescopi, insieme alla proiezione di stelle, Luna e pianeti in notturna.
Gli operatori scientifici e il personale tecnico di Urania accompagnano lo spettatore alla scoperta degli astri nell’arco di due appuntamenti: il 10 agosto per le stelle cadenti della Notte di San Lorenzo e il 18 agosto per l’osservazione dei pianeti Saturno e Giove.
Un’occasione unica per affacciarsi ai misteri del cosmo accompagnati da una guida d’eccezione e circondati dalla bellezza della notte di Segesta.
Tempio
(Mercoledì) 22:00
11agosto19:30L’Ira di AchilleMIMMO CUTICCHIOTeatro Antico19:30 •:Teatro
dall’Iliade di Omero
adattamento scenico e regia Mimmo Cuticchio
con Mimmo Cuticchio, Giacomo Cuticchio, Tania Giordano, Marika Pugliatti, Emanuele Salamanca
musiche Giacomo Cuticchio
flauto traverso Alessandro Lo Giudice
violoncello Paolo Pellegrino
sassofono baritono Nicola Mogavero
percussioni Giulia Lo Giudice
arpa Roberta Casella
scene e costumi Tania Giordano
luci Marcello D’Agostino
produzione Figli D’Arte Cuticchio
L’Ira di Achille è una messa in scena con i pupi pensata non per il piccolo boccascena ma per il grande palcoscenico. L’azione si svolge su tre piani scenici: gli uomini/pupi, i sacerdoti/pupari e gli dei/attori.
Giacomo Cuticchio ha scritto appositamente la suite musicale per lo spettacolo, ideato, montato e diretto dal padre Mimmo. L’epica si fonde con il contemporaneo in una messa in scena che vede in azione nuovi pupi creati sulle figure dei greci e dei troiani, nel rispetto di quei canoni tradizionali che la Famiglia d’arte si tramanda di generazione in generazione. Analogamente, strumenti antichi e moderni vengono armonizzati nella colonna sonora che accompagna, in una progressione dialettica, i fatti rappresentati, seguendone i ritmi di improvvisazione tipici del teatro dei pupi.
Paride, figlio di Priamo, re di Troia, rapisce Elena, moglie di Menelao, re di Sparta. I greci si riuniscono e decidono di dichiarare guerra ai troiani. Comandante in capo viene eletto Agamennone, re di Micene e fratello di Menelao. Tra i guerrieri ci sono i valorosi Ulisse, Aiace Oileo, Aiace Telamone, Antiloco, Diomede, Menelao, Nestore, Patroclo, Achille e l’indovino Calcante.
Le navi greche approdano sui lidi di Troia, lungo tutta la costa. Il re Priamo riunisce i suoi numerosi figli e i suoi alleati e affida il comando della difesa della città al primogenito Ettore.
L’assedio di Troia dura nove anni. I greci, quantunque numerosi, non riescono ad avvicinarsi alle alte mura della città. Al decimo anno, Crise, sacerdote di Apollo, si presenta da Agamennone per riscattare la figlia Criseide, che era stata assegnata al re di Micene durante la spartizione di un bottino.
Ma Agamennone rifiuta e lo allontana brutalmente. Il sacerdote Crise prega dunque il dio Apollo di punire l’arroganza dei greci e così Apollo scaglia le frecce della peste sul campo acheo: per 9 giorni muoiono armenti e uomini. Al decimo giorno, Achille chiede di riunire il consiglio.
Durata 90 minuti
L’opera dei pupi è notoriamente conosciuta come il teatro che racconta le gesta cavalleresche di Carlo Magno di Orlando e Rinaldo; tuttavia negli anni ’70, in piena crisi di questo teatro, Mimmo Cuticchio per far sopravvivere le tecniche e saperi tramandati da padre in figlio, decise di scrivere nuovi copioni. Questo esperimento è stato efficace perché con i nuovi spettacoli è riuscito a rifondare un pubblico di nuova generazione completando l’esperienza con una drammaturgia dei luoghi funzionale alla messa in scena e alla rappresentazione.
Molti sanno che la storia di Cuticchio è stata una storia di resistenza, ma pochi sanno che gli è toccato attraversare il ponte che collegava un’epoca a un’altra. Aprire il teatro (1973) significò aprirsi alla vita, entrare anima e corpo in un movimento continuo, nel quale vita e teatro si scambiavano reciprocamente l’energia necessaria per resistere.
La spinta al rinnovamento della tradizione dell’Opera dei pupi, ha sempre avuto per Cuticchio e tutta la compagnia, la forza e il peso di uno sguardo bifronte, puntato da un lato al passato, alle proprie radici, e dall’altro proteso al futuro. Un’immagine forte e malinconica come l’Angelus Novus di Paul Klee.
Fino ad una trentina di anni fa, gli spettacoli venivano rappresentati rigorosamente all’interno del boccascena della struttura che noi chiamiamo Teatrino, dove opranti e manianti sono invisibili al pubblico.
Nell’arco di questi decenni, sono state tante le conquiste maturate nel segno della rottura, altrettante sono state le perdite, risarcite – tuttavia – con la salvaguardia della tradizione. All’interno di questa innovazione, si consuma il così detto rischio culturale. La compagnia avrebbe la sua Itaca in cui stare. L’idea di preservare l’Opera dei pupi come oggetto da museo avrebbe potuto concretizzarsi nello spettacolo “per turisti”, dove la conservazione sembra già un valore. La scelta di prendere le distanze da questa “tradizione museificata” poteva condurre Cuticchio in direzioni impreviste e disastrose. Consapevole di tale rischio, gli ha preferito fare un passo coraggioso in un altro emisfero, ponendo il suo “mestiere” al servizio di contenuti e forme nuovi. Cuticchio non utilizza i pupi come “citazioni” preziose o di colore. Semplicemente amplia il proprio repertorio, affiancandolo al classico, mantenendo le regole della tradizione: l’improvvisazione e la composizione, e tuttavia crea corrispondenze nuove, simmetrie, asimmetrie, contrasti e concordanze, sovrapposizioni di situazioni e personaggi, facendo zampillare da vecchie favole bagliori del tutto nuovi.
Teatro Antico
(Giovedì) 19:30
12agosto19:30L’Ira di AchilleMIMMO CUTICCHIOTeatro Antico19:30 •:Teatro
dall’Iliade di Omero
adattamento scenico e regia Mimmo Cuticchio
con Mimmo Cuticchio, Giacomo Cuticchio, Tania Giordano, Marika Pugliatti, Emanuele Salamanca
musiche Giacomo Cuticchio
flauto traverso Alessandro Lo Giudice
violoncello Paolo Pellegrino
sassofono baritono Nicola Mogavero
percussioni Giulia Lo Giudice
arpa Roberta Casella
scene e costumi Tania Giordano
luci Marcello D’Agostino
produzione Figli D’Arte Cuticchio
L’Ira di Achille è una messa in scena con i pupi pensata non per il piccolo boccascena ma per il grande palcoscenico. L’azione si svolge su tre piani scenici: gli uomini/pupi, i sacerdoti/pupari e gli dei/attori.
Giacomo Cuticchio ha scritto appositamente la suite musicale per lo spettacolo, ideato, montato e diretto dal padre Mimmo. L’epica si fonde con il contemporaneo in una messa in scena che vede in azione nuovi pupi creati sulle figure dei greci e dei troiani, nel rispetto di quei canoni tradizionali che la Famiglia d’arte si tramanda di generazione in generazione. Analogamente, strumenti antichi e moderni vengono armonizzati nella colonna sonora che accompagna, in una progressione dialettica, i fatti rappresentati, seguendone i ritmi di improvvisazione tipici del teatro dei pupi.
Paride, figlio di Priamo, re di Troia, rapisce Elena, moglie di Menelao, re di Sparta. I greci si riuniscono e decidono di dichiarare guerra ai troiani. Comandante in capo viene eletto Agamennone, re di Micene e fratello di Menelao. Tra i guerrieri ci sono i valorosi Ulisse, Aiace Oileo, Aiace Telamone, Antiloco, Diomede, Menelao, Nestore, Patroclo, Achille e l’indovino Calcante.
Le navi greche approdano sui lidi di Troia, lungo tutta la costa. Il re Priamo riunisce i suoi numerosi figli e i suoi alleati e affida il comando della difesa della città al primogenito Ettore.
L’assedio di Troia dura nove anni. I greci, quantunque numerosi, non riescono ad avvicinarsi alle alte mura della città. Al decimo anno, Crise, sacerdote di Apollo, si presenta da Agamennone per riscattare la figlia Criseide, che era stata assegnata al re di Micene durante la spartizione di un bottino.
Ma Agamennone rifiuta e lo allontana brutalmente. Il sacerdote Crise prega dunque il dio Apollo di punire l’arroganza dei greci e così Apollo scaglia le frecce della peste sul campo acheo: per 9 giorni muoiono armenti e uomini. Al decimo giorno, Achille chiede di riunire il consiglio.
Durata 90 minuti
L’opera dei pupi è notoriamente conosciuta come il teatro che racconta le gesta cavalleresche di Carlo Magno di Orlando e Rinaldo; tuttavia negli anni ’70, in piena crisi di questo teatro, Mimmo Cuticchio per far sopravvivere le tecniche e saperi tramandati da padre in figlio, decise di scrivere nuovi copioni. Questo esperimento è stato efficace perché con i nuovi spettacoli è riuscito a rifondare un pubblico di nuova generazione completando l’esperienza con una drammaturgia dei luoghi funzionale alla messa in scena e alla rappresentazione.
Molti sanno che la storia di Cuticchio è stata una storia di resistenza, ma pochi sanno che gli è toccato attraversare il ponte che collegava un’epoca a un’altra. Aprire il teatro (1973) significò aprirsi alla vita, entrare anima e corpo in un movimento continuo, nel quale vita e teatro si scambiavano reciprocamente l’energia necessaria per resistere.
La spinta al rinnovamento della tradizione dell’Opera dei pupi, ha sempre avuto per Cuticchio e tutta la compagnia, la forza e il peso di uno sguardo bifronte, puntato da un lato al passato, alle proprie radici, e dall’altro proteso al futuro. Un’immagine forte e malinconica come l’Angelus Novus di Paul Klee.
Fino ad una trentina di anni fa, gli spettacoli venivano rappresentati rigorosamente all’interno del boccascena della struttura che noi chiamiamo Teatrino, dove opranti e manianti sono invisibili al pubblico.
Nell’arco di questi decenni, sono state tante le conquiste maturate nel segno della rottura, altrettante sono state le perdite, risarcite – tuttavia – con la salvaguardia della tradizione. All’interno di questa innovazione, si consuma il così detto rischio culturale. La compagnia avrebbe la sua Itaca in cui stare. L’idea di preservare l’Opera dei pupi come oggetto da museo avrebbe potuto concretizzarsi nello spettacolo “per turisti”, dove la conservazione sembra già un valore. La scelta di prendere le distanze da questa “tradizione museificata” poteva condurre Cuticchio in direzioni impreviste e disastrose. Consapevole di tale rischio, gli ha preferito fare un passo coraggioso in un altro emisfero, ponendo il suo “mestiere” al servizio di contenuti e forme nuovi. Cuticchio non utilizza i pupi come “citazioni” preziose o di colore. Semplicemente amplia il proprio repertorio, affiancandolo al classico, mantenendo le regole della tradizione: l’improvvisazione e la composizione, e tuttavia crea corrispondenze nuove, simmetrie, asimmetrie, contrasti e concordanze, sovrapposizioni di situazioni e personaggi, facendo zampillare da vecchie favole bagliori del tutto nuovi.
Teatro Antico
(Venerdì) 19:30
Lo spettacolo, originariamente previsto a Poggioreale alle ore 21:00, è stato spostato al Tempio del Parco Archeologico di Segesta alle ore 22:00. INGRESSO GRATUITOfino a esaurimento posti Parole
Lo spettacolo, originariamente previsto a Poggioreale alle ore 21:00, è stato spostato al Tempio del Parco Archeologico di Segesta alle ore 22:00.
INGRESSO GRATUITO
fino a esaurimento posti
con Vincenzo Pirrotta
produzione Associazione Culturale Esperidio
Io non ho alle mie spalle nessuna autorevolezza: se non quella che mi proviene paradossalmente dal non averla o dal non averla voluta; dall’essermi messo in condizione di non aver niente da perdere, e quindi di non esser fedele a nessun patto che non sia quello con un lettore che io del resto considero degno di ogni più scandalosa ricerca.
Pier Paolo Pasolini, 1975
Vincenzo Pirrotta, drammaturgo, regista e attore, dà nuova voce alle parole “corsare” di Pier Paolo Pasolini in tre spettacoli diversi – a Poggioreale, a Custonaci e al sorgere del sole al Teatro Antico di Segesta – dedicati all’opera poetica di uno degli intellettuali più controversi e anticonformisti del nostro tempo. Un gioco tra l’interprete e l’autore in cui la parola si fa corpo e il pensiero diventa carne nelle emozioni che risuonano tra le righe, dal 1975 a oggi.
Durata 60 minuti
Tempio
(Venerdì) 22:00
PROMO DOPPIO SPETTACOLO
Cuncordu e Tenore de Orosei + Qlima € 22
acquistabile solo al botteghino del Parco Archeologico di Segesta
CUNCORDU E TENORE DE OROSEI
Massimo Roych voche del Cuncordu
Mario Siotto bassu, trunfa
Gian Nicola Appeddu contra
Piero Pala voche, mesuvoche
Salvatore Contu voche del Tenore
Il Cuncordu e Tenore de Orosei è tra i migliori interpreti nel vasto panorama delle musiche vocali sarde. Oltre che per la loro eccezionale bravura, anche per la peculiarità del repertorio, che abbraccia entrambe le forme della tradizione vocale di Orosei: quella del canto sacro, tipica delle confraternite religiose, e quella profana del canto a tenore. Questa combinazione fa del Cuncordu e Tenore de Orosei i custodi fedeli all’eredità musicale ricevuta dai cantori anziani.
Il gruppo esegue nelle due particolari modalità a Tenore e a Cuncordu, i Gotzos (canti della Passione di Cristo), i balli tradizionali, le serenate d’amore e tutto il repertorio canoro sacro e profano del loro paese (Orosei è l’unico paese in Sardegna dove le due modalità di canto non hanno conosciuto interruzioni nel tempo).
Con la stessa passione sono disposti all’indagine e all’incontro con altre espressioni musicali: al Konzerthaus di Berlino, con le voci Bulgare “Angelitè” e il RIAS Kammerchor , con gli amici della piccola Repubblica di Tuva, gli Hu Hun Hurtu, o altre sperimentazioni con diversi musicisti quali Enzo Favata, Luigi Lai, Totore Chessa , i Tenores de Bitti, Nguyen Le, Mola Sylla, Luciano Biondin, Paolo Fresu, Ernst Reijseger (con cui hanno partecipato alla registrazione della colonna sonora di due film di Werner Herzog: “The Wild Blue Yonder” e “White Diamond”) e, in ultimo il progetto “Voci Nomadi” con i cantanti mongoli Ganzoring e Tsogtgerel, concerto carico di suggestioni musicali, con le voci che, pur lontane geograficamente, si avvicinano e si fondono in maniera straordinaria.
Durata 60 minuti
Teatro Antico
(Sabato) 19:30
con Vincenzo Pirrotta produzione Associazione Culturale Esperidio Io non ho alle mie spalle nessuna autorevolezza: se non quella che mi proviene paradossalmente dal non averla o
con Vincenzo Pirrotta
produzione Associazione Culturale Esperidio
Io non ho alle mie spalle nessuna autorevolezza: se non quella che mi proviene paradossalmente dal non averla o dal non averla voluta; dall’essermi messo in condizione di non aver niente da perdere, e quindi di non esser fedele a nessun patto che non sia quello con un lettore che io del resto considero degno di ogni più scandalosa ricerca.
Pier Paolo Pasolini, 1975
Vincenzo Pirrotta, drammaturgo, regista e attore, dà nuova voce alle parole “corsare” di Pier Paolo Pasolini in tre spettacoli diversi – a Poggioreale, a Custonaci e al sorgere del sole al Teatro Antico di Segesta – dedicati all’opera poetica di uno degli intellettuali più controversi e anticonformisti del nostro tempo. Un gioco tra l’interprete e l’autore in cui la parola si fa corpo e il pensiero diventa carne nelle emozioni che risuonano tra le righe, dal 1975 a oggi.
Durata 60 minuti
Belvedere Giardini Comunali - CUSTONACI
(Sabato) 19:30
13agosto21:00QlimaSIMONA NORATOTeatro Antico21:00 •:MusicaVirtual Event
PROMO DOPPIO SPETTACOLO
Cuncordu e Tenore de Orosei + Qlima € 22
acquistabile solo al botteghino del Parco Archeologico di Segesta
di e con Simona Norato
Giuseppe Rizzo sound design
Giulio Scavuzzo drum
Alice Colla light design
Davide Terranova sound engineering
Interamente scritta da Simona Norato ed eseguita con Giuseppe Rizzo (sound design) e Giulio Scavuzzo (drum), Qlima è una performance elettroacustica per sintetizzatori, percussioni e voce.
Oltre che sulla produzione sonora, la natura dei brani è basata sull’elaborazione elettronica in tempo reale dei singoli timbri, processo che rende unica ciascuna messa in scena.
Tema centrale delle liriche è la solennità del nostro passato, la celebrazione dei nostri misteri.
Le timbriche generate dagli oscillatori, i campionamenti dei suoni che rappresentano le nostre trame, le ritmiche ossessive che ricordano i trascorsi più duri, ci riporteranno in quei luoghi sacri che custodiamo nella memoria cellulare dei nostri corpi e che ci hanno reso ciò che siamo.
Oltre a un repertorio già consolidato e a un omaggio a Laurie Anderson, il live 2022 contiene arrangiamenti cesellati nell’arco della pandemia globale che di questo tempo hanno assorbito il rallentamento forzato del quotidiano e la perturbazione emotiva, talmente profonda da storpiare persino la sintassi del titolo. Qlima.
Due poesie di Prevert, ritrovate in un vecchio libro di famiglia dopo la morte del padre e urlate su un mantra armonico ripetitivo, concilieranno l’intenzione dell’autrice di ricordare la guerra.
A sottolineare la glacialità del processo elettronico asservito alla suite canzone sarà il disegno luci di Alice Colla, light designer e visual artist che collocherà il trio di esecutori in un non luogo, laddove i nostri organi conservano il ricordo di ciò che eravamo e non saremo più.
Durata 60 minuti
Lo spettacolo è organizzato in collaborazione con Ierofanie Festival promosso dall’Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana
Teatro Antico
(Sabato) 21:00
con Vincenzo Pirrotta
produzione Associazione Culturale Esperidio
Io non ho alle mie spalle nessuna autorevolezza: se non quella che mi proviene paradossalmente dal non averla o dal non averla voluta; dall’essermi messo in condizione di non aver niente da perdere, e quindi di non esser fedele a nessun patto che non sia quello con un lettore che io del resto considero degno di ogni più scandalosa ricerca.
Pier Paolo Pasolini, 1975
Vincenzo Pirrotta, drammaturgo, regista e attore, dà nuova voce alle parole “corsare” di Pier Paolo Pasolini in tre spettacoli diversi – a Poggioreale, a Custonaci e al sorgere del sole al Teatro Antico di Segesta – dedicati all’opera poetica di uno degli intellettuali più controversi e anticonformisti del nostro tempo. Un gioco tra l’interprete e l’autore in cui la parola si fa corpo e il pensiero diventa carne nelle emozioni che risuonano tra le righe, dal 1975 a oggi.
Durata 60 minuti
Teatro Antico
(Domenica) 5:00
16agosto19:30La Nona (dal caos / il corpo)COMPAGNIA ZAPPALÀ DANZATeatro Antico19:30 •:Danza
musica
Sinfonia n. 9 op. 125 di Ludwig Van Beethoven
nella trascrizione per due pianoforti di Franz Liszt
regia e coreografia Roberto Zappalà
pianisti Luca Ballerini e Stefania Cafaro
soprano Marianna Cappellani
interpretazione e collaborazione alla costruzione
i danzatori della Compagnia Zappalà Danza:
Corinne Cilia, Filippo Domini, Anna Forzutti, Alberto Gnola, Marco Mantovani, Sonia Mingo, Gaia Occhipinti, Fernando Roldan Ferrer, Silvia Rossi, Joel Walsham, Valeria Zampardi, Erik Zarcone
testi a cura di Nello Calabrò
scene, luci e costumi Roberto Zappalà
assistente scene e costumi e realizzazione Debora Privitera
assistente alle coreografie Maud de la Purification
direzione tecnica Sammy Torrisi
management Vittorio Stasi
assistente di produzione Federica Cincotti
direzione generale Maria Inguscio
ingegnere del suono Gaetano Leonardi
Una produzione di Compagnia Zappalà Danza / Scenario Pubblico Centro di Rilevante Interesse Nazionale
Il progetto Transiti Humanitatis è realizzato in collaborazione con:
ImPulsTanz – Vienna International Dance Festival (Vienna), Teatro Comunale di Ferrara, Teatro Garibaldi / Unione dei Teatri d’Europa (Palermo), Teatro Massimo Bellini (Catania)
con il sostegno di Ministero della Cultura e Regione Siciliana Ass.to del Turismo, dello Sport e dello Spettacolo
Con La Nona, il progetto della Compagnia Zappalà Danza “Transiti Humanitatis” si arricchisce di un nuovo e importante tassello. Dopo “Invenzioni a tre voci”, creazione dedicata alla donna, e “Oratorio per Eva”, omaggio alla figura simbolica di Eva, l’ultima sinfonia di Beethoven è la fonte d’ispirazione per lo spettacolo della compagnia.
La musica utilizzata non è la versione originale per coro, solisti e orchestra, ma la bellissima trascrizione per due pianoforti che ne ha fatto Liszt. E in scena, insieme ai due pianisti Luca Ballerini e Stefania Cafaro e a dodici danzatori della compagnia, anche il soprano Marianna Cappellani.
È sempre a partire dal corpo e dalle sue “storie” che Zappalà propone una riflessione sull’uomo e sull’umanità, sulla sua condizione di perenne conflitto e sulle speranze di solidarietà e fratellanza universale. L’umanità in transito è un’umanità in movimento; movimento è il contrario di immobilità, di immutabilità, di idee assolute e di assenza di dubbio. Il movimento è laico, come lo spirito di Beethoven e della sua musica. E la laicità del pensiero e dei comportamenti è alla base della creazione.
L’umanità che danza nello spettacolo è un‘umanità che si sviluppa da un processo di accumulazione, da un caos primordiale (come dice il compositore Salvatore Sciarrino a proposito del primo movimento della Sinfonia), da una pluralità di intrecci e microstorie conflittuali e “negative”, che sfociano, nella seconda parte, nella pacificazione dell’adagio e nella gioia finale del quarto movimento.
Accostarsi alla Nona di Beethoven, anche in questa versione da “camera”, è accostarsi alla Musica per eccellenza. E se la musica non può fare a meno del silenzio, il silenzio è anche il primo e ineludibile passo dell’ascolto e quindi del riconoscimento dell’altro; e il riconoscimento reciproco dell’altro è la via per la pacificazione sperata da Beethoven.
Ai tempi del compositore, con mondo e umanità si intendeva qualcosa di meno unificante di oggi. Anche se la musica della Nona è universale – “questo bacio vada al mondo intero” dice un verso dell’inno di Schiller – il “mondo” era, più o meno, l’Europa post congresso di Vienna che veniva fuori dalle distruzioni delle guerre napoleoniche. La pacificazione universale alla quale aspirava Beethoven, se fosse vivo oggi, andrebbe in questa direzione.
Forse, mai come oggi dal dopoguerra, c’è la necessità che “questo bacio vada al mondo intero”.
Durata 75 minuti
Teatro Antico
(Martedì) 19:30
17agosto19:30Epidicus. La commedia del doppio imbroglioCINZIA MACCAGNANOTeatro Antico19:30 •:Teatro
di Plauto
traduzione di Filippo Amoroso
regia Cinzia Maccagnano
musiche Germano Mazzocchetti
costumi Monica Mancini
maschere Luna Marongiu
assistente alla regia Valentina Enea
con Marco Simeoli
e Cesare Biondolillo, Luna Marongiu, Salvatore Riggi, Mariano Viggiano, Ginevra Di Marco, Gaia Bevilacqua
produzione Plautus Festival e Teatro dei Due Mari
Prima nazionale 29 luglio 2022 Arena Plautina di Sarsina
Epidicus è una delle ultime commedie scritte da Plauto che racchiude tutti gli ingredienti plautini e può quindi essere considerata un sunto del teatro di Plauto. Protagonista è Epidico, appunto, servus callidus, abile e astuto servitore, che ordisce trame continue per favorire gli incontri amorosi del suo giovane padrone. Questo susseguirsi d’inganni e situazioni paradossali, è il meccanismo che svela la trama, fatta, come è solito nella commedia, di innamoramenti e ripensamenti, di raggiri a danno del padrone e spiritose invenzioni a beneficio del servo.
Il pretesto è un doppio innamoramento: Stratippocle, giovane padrone, ama una fanciulla e con l’aiuto di Epidico inganna il vecchio padre affinché la riscatti; peccato che, partito per la guerra, Stratippocle torna innamorato di un’altra fanciulla. E serve un altro inganno, e un altro ancora, e ancora, in un susseguirsi di tranelli e imbrogli. Per tutto lo sviluppo della vicenda, Epidico si trova nella condizione di essere giudicato colpevole per le sue malefatte e conseguentemente punito.
La commedia plautina si ingarbuglia in un susseguirsi di situazioni comiche e in una carrellata di personaggi tipici (il soldato, la suonatrice, il vecchio, etc.) resa attraverso la rotazione di tre attori per più personaggi, attorno a un “perno” di personaggi fissi, tra cui lo stesso Epidico. Una giostra esilarante, paradigma del mondo plautino, in cui alla vivacità dei personaggi si somma il paradosso delle situazioni. Con una conclusione, anche questa, tipica in Plauto e non solo, in cui il servo riuscirà a farla franca e a conquistare la libertà con annesso banchetto.
Durata 70 minuti
Teatro Antico
(Mercoledì) 19:30
18agosto19:30Epidicus. La commedia del doppio imbroglioCINZIA MACCAGNANOTeatro Antico19:30 •:Teatro
di Plauto
traduzione di Filippo Amoroso
regia Cinzia Maccagnano
musiche Germano Mazzocchetti
costumi Monica Mancini
maschere Luna Marongiu
assistente alla regia Valentina Enea
con Marco Simeoli
e Cesare Biondolillo, Luna Marongiu, Salvatore Riggi, Mariano Viggiano, Ginevra Di Marco, Gaia Bevilacqua
produzione Plautus Festival e Teatro dei Due Mari
Prima nazionale 29 luglio 2022 Arena Plautina di Sarsina
Epidicus è una delle ultime commedie scritte da Plauto che racchiude tutti gli ingredienti plautini e può quindi essere considerata un sunto del teatro di Plauto. Protagonista è Epidico, appunto, servus callidus, abile e astuto servitore, che ordisce trame continue per favorire gli incontri amorosi del suo giovane padrone. Questo susseguirsi d’inganni e situazioni paradossali, è il meccanismo che svela la trama, fatta, come è solito nella commedia, di innamoramenti e ripensamenti, di raggiri a danno del padrone e spiritose invenzioni a beneficio del servo.
Il pretesto è un doppio innamoramento: Stratippocle, giovane padrone, ama una fanciulla e con l’aiuto di Epidico inganna il vecchio padre affinché la riscatti; peccato che, partito per la guerra, Stratippocle torna innamorato di un’altra fanciulla. E serve un altro inganno, e un altro ancora, e ancora, in un susseguirsi di tranelli e imbrogli. Per tutto lo sviluppo della vicenda, Epidico si trova nella condizione di essere giudicato colpevole per le sue malefatte e conseguentemente punito.
La commedia plautina si ingarbuglia in un susseguirsi di situazioni comiche e in una carrellata di personaggi tipici (il soldato, la suonatrice, il vecchio, etc.) resa attraverso la rotazione di tre attori per più personaggi, attorno a un “perno” di personaggi fissi, tra cui lo stesso Epidico. Una giostra esilarante, paradigma del mondo plautino, in cui alla vivacità dei personaggi si somma il paradosso delle situazioni. Con una conclusione, anche questa, tipica in Plauto e non solo, in cui il servo riuscirà a farla franca e a conquistare la libertà con annesso banchetto.
Durata 70 minuti
Teatro Antico
(Giovedì) 19:30
Dopo il successo delle passate edizioni, Urania, ente gestore del Planetario e Museo Astronomico di Palermo, torna al Parco Archeologico di Segesta con l’osservazione guidata ai telescopi, insieme alla proiezione di stelle, Luna e pianeti in notturna.
Gli operatori scientifici e il personale tecnico di Urania accompagnano lo spettatore alla scoperta degli astri nell’arco di due appuntamenti: il 10 agosto per le stelle cadenti della Notte di San Lorenzo e il 18 agosto per l’osservazione dei pianeti Saturno e Giove.
Un’occasione unica per affacciarsi ai misteri del cosmo accompagnati da una guida d’eccezione e circondati dalla bellezza della notte di Segesta.
Tempio
(Giovedì) 22:00
19agosto5:00Colapesce. Dedicato a ButtittaFILIPPO LUNATeatro Antico5:00 •:TeatroAlba
di Ignazio Buttitta
adattamento e regia Filippo Luna
con Manuela Ventura, Alessandra Fazzino, Rita Abela, Virginia Maiorana, Filippo Luna
scene e costumi Dora Argento
musiche Virginia Maiorana
movimenti coreografici Alessandra Fazzino
ufficio stampa e comunicazione Marta Cutugno
prodotto da Maurizio Puglisi
Cola. Un giovane messinese, figlio di una lavandaia e di un pescatore. Il ragazzo venne soprannominato Colapesce per la sua grande abilità nel muoversi in acqua sin da quando era molto piccolo. Un pesce di mare che, di ritorno dalle sue numerose immersioni, si soffermava spesso a raccontare le meraviglie scorte in quegli abissi, alle volte riportando persino sulla terra ferma alcuni di quei tesori. La sua fama fu tale da giungere sino alle orecchie del Re di Sicilia, l’Imperatore Federico di Svevia, che decise di metterlo alla prova. Il Re e la sua corte si recarono a bordo di un’imbarcazione proprio fino alle acque frequentate da Cola, e lo fecero chiamare dalla madre. Quando Colapesce riaffiorò, il Re gli lanciò una prima sfida, gettando in acqua una coppa che il ragazzo recuperò immediatamente. Allora, il sovrano lanciò la sua corona in acque profonde e Colapesce riuscì nuovamente nell’impresa. La terza volta, il Re fece cadere in mare un anello, un oggetto ancora più piccolo e dentro acque ancora più profonde. Fu solo in quel momento che Cola si accorse che la Sicilia, la sua terra, con le sue tre punte di terra, si appoggiava su 3 colonne. Una di queste era visibilmente segnata dal tempo, piena di vistose e pericolose crepe. Tornò così a galla, e senza indugio disse addio a Ninfa, l’amata che portava in grembo suo figlio e decise di restare per l’eternità sott’acqua per sorreggere la colonna ed evitare che l’isola potesse sprofondare. Ed ancora oggi, Cola si trova negli abissi del mare di Sicilia, a tenerla in piedi e proteggerla, concedendosi la possibilità di risalire in superficie per rivederla soltanto una volta ogni cento anni.
“Colapesce – dedicato a Buttitta” è una favola dai profondi contenuti, immensamente eterna e senza connotazione temporale. Così la stiamo immaginando e, in questa direzione, stiamo lavorando. Trovando ispirazione nella danza – Alessandra Fazzino, già nel cast, svilupperà il lavoro corporeo con gli attori – e nella musica – Virginia Maiorana comporrà le musiche che saranno eseguite dal vivo. Ma soprattutto rimane la lingua. E le parole di Ignazio Buttitta nel loro incedere epico e drammatico, con la loro capacità di entrare nelle nostre viscere e riportare fuori quel senso di appartenenza che spesso dimentichiamo. Facciamo teatro perché l’emozione resti viva.
Filippo Luna
Durata 70 minuti
Teatro Antico
(Venerdì) 5:00
19agosto19:30PPP Presente, Passato, Pasolini…AURELIO GATTITeatro Antico19:30 •:DanzaAlba
da Pier Paolo Pasolini
regia e coreografia Aurelio Gatti
musica originale Marcello Fiorini
costumi Marina Sciarelli Genovese
scene Capannone Moliere
con Valeria Busdraghi, Lucia Cinquegrana, Elisa Carta Carosi, Arianna Di Palma, Matteo Gentiluomo, Polina Lukanska, Paola Saribas
e Gipeto, Chiara Meschini, Sebastiano Tringali
produzione MDA Produzioni Danza
..L’unica cosa che può contestare globalmente la realtà attuale è il passato. Per fare vacillare il presente basta metterlo a diretto confronto con il passato.
Un danzateatro dedicato a Pasolini, Uomo controverso e fine conoscitore della realtà che alternò la lucida critica del presente a una febbrile ricerca delle origini, laddove il mito è una condizione atemporale e la storia, l’evoluzione di un’umanità che dalla purezza si spinge alle viltà del pre- sente. Il circo è lo spazio immaginato per un provocatore, “corsaro”, spesso scomodo, osteggiato, sempre inviso ai potenti e irritante per l’opinione pubblica che turbò con le sue prospettive eccentriche e anticonformiste.
Dobbiamo conoscere e amare il nostro passato, contro la ferocia speculativa del nuovo capitalismo, che non ama nulla, non rispetta nulla, non conosce nulla.
Così, nel ’62.
Come critico, regista, poeta e romanziere non risparmiò nulla alla deriva contemporanea dei valori, lasciando testimonianza del suo pensiero, sulla storia e come monito per il futuro, muovendosi tra passato, presente, tra mito e storia, con un occhio sempre vigile alla contemporaneità. I testi da Pilade, Affabulazioni, La Rabbia, Divina Mimesis e numerose interviste. In scena un ensemble di 10 artisti: Valeria Busdraghi, Lucia Cinquegrana, Elisa Carta Caro- si, Matteo Gentiluomo, Polina Lukanska, Paola Saribas, Arianna Di Palma e Gipeto, Chiara Meschini, Sebastiano Tringali, la musica originale eseguita dal vivo da Marcello Fiorini, i costumi di Marina Sciarelli Genovese, la regia e coreografia di Aurelio Gatti.
Teatro Antico
(Venerdì) 19:30
20agosto19:30RudensGIUSEPPE ARGIRO’Teatro Antico19:30 •:TeatroCancelled
di Plauto
regia e adattamento Giuseppe Argirò
con Sergio Basile, Paolo Triestino, Luigi Mezzanotte
e con Elisabetta Arosio, Roberto Baldassari, Melania Fiore, Raffaella Alterio, Vinicio Argirò
produzione Teatro della Città centro di produzione teatrale
Questa commedia di Plauto sembra essere meno radicata nella tradizione di una comicità viscerale e, a tratti scabrosa, del drammaturgo di Sarsina, inserendosi invece in un percorso testuale unico che diminuisce i toni farseschi e privilegia i toni poetici. La vicenda sembra essere sospesa in una condizione fiabesca ed è ambientata sulle coste africane. Lo sfondo è il mare con tutto il suo mistero e il suo fascino; quel mare che sommerge e fa emergere, procura perdite e favorisce ritrovamenti. L’ambiente marino diventa la cornice ideale al dipanarsi dell’intreccio tipico della commedia nuova. Una ragazza rapita in giovane età, sottratta all’affetto del padre da un ruffiano senza scrupoli, deve essere venduta a un giovane innamorato, ma Labrace, il lenone, e il suo compare Carmide nel tentativo di fuggire e non mantenere l’impegno con il giovane Plesidippo fanno naufragio sulla spiaggia di Cirene nei pressi del tempio di Venere. Da questo momento la vicenda si sviluppa con l’aiuto dei servi ritratti con maestria e arguzia da Plauto che ne mette in risalto il carattere cinico e spregiudicato a tratti irriverente che accentua la differenza tra le classi rivelando un anelito irrinunciabile alla libertà. Evidente risulterà il tema della fides che mette in primo piano il tema giuridico della commedia: il diritto che tutela gli equilibri, assicurando la punizione degli sfruttatori e il giusto risarcimento affettivo al padre attraverso il riconoscimento della figlia. Un’agnizione resa possibile dal pescatore Gripo che svela anche il nome della commedia recuperando lo scrigno di Palaistra, figlia di Daimone. Il baule è appunto legato da una fune, “rudens” che rimane impigliata nelle reti dello schiavo pescatore. Il testo evoca la Tempesta di Shakespeare senza smarrire il godimento della comicità di carattere.
La messa in scena del testo è affidata ad attori in grado di restituire i toni farseschi e rutilanti della vis comica plautina, arricchita dalla poesia insita nella drammaturgia dell’autore di Sarsina. Sergio Basile, Gianluigi Fogacci e Luigi Mezzanotte disegnano una partitura moderna, viva, che recupera l’etica della giustizia, non tralasciando il divertimento e la leggerezza dei personaggi che animano questa fiaba moderna, questa storia senza tempo.
Durata 80 minuti
Teatro Antico
(Sabato) 19:30
20agosto22:00La guardiana delle rovineMIRIAM PALMATempio22:00 •:MusicaCancelledAlbaVirtual Event
ideazione e regia di Miriam Palma
Ensemble Suite Siciliana
Miriam Palma voce cantante e recitante, tamburo, marranzano
Gabriele Giannotta chitarra classica
Emanuele Buzi mandolino
Nino Giannotta mandolino
Michele Ciringione contrabbasso
Questo concerto-spettacolo nasce dalla necessità di salvaguardare pezzi di sacro, momenti rituali di connessione con il divino che abitano in noi e nel creato.
Oggi dove tutto è frammentato, destrutturato, si sente ancora di più l’esigenza di fortificare questo sacro contatto. Sembra che la scienza si voglia sostituire a Dio, senza riuscirci.
Il mondo mediterraneo ha dato vita fin dall’origine a una feconda letteratura popolata di miti, canti, racconti, pensieri, che celebrano la possibilità di connettersi con la nostra parte più nascosta e con quelle leggi ferree che regolano il creato in tutta la sua complessità: mondo animale, vegetale, visibile e invisibile.
La guardiana delle rovine, anima sensibile e visionaria, nel senso che vede oltre, recupera, raccoglie, custodisce e cura questi pezzi di sacro attingendo dalla letteratura tragica classica, come Antigone e l’Odissea. Anche i canti scelti attingono alla tradizione antica mediterranea e vogliono sottolineare maggiormente la sacralità dell’arte e il potere taumaturgico di essa.
Come un’archeologa, la guardiana delle rovine crea un’opera unica, tesse i pezzi come fili di un tappeto.
L’opera che ne viene fuori come un mosaico, ha carattere evocativo e di connessione con quelli che noi chiamiamo archetipi e modi eterni, perché ci riportano e ci avvicinano a quelle che sono e saranno sempre le domande primarie dell’essere umano e il senso della nostra esistenza.
Miriam Palma
Durata 60 minuti
Lo spettacolo è organizzato in collaborazione con Ierofanie Festival promosso dall’Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana
Tempio
(Sabato) 22:00
21agosto19:30RudensGIUSEPPE ARGIRO’Teatro Antico19:30 •:TeatroCancelled
di Plauto
regia e adattamento Giuseppe Argirò
con Sergio Basile, Paolo Triestino, Luigi Mezzanotte
e con Elisabetta Arosio, Roberto Baldassari, Melania Fiore, Raffaella Alterio, Vinicio Argirò
produzione Teatro della Città centro di produzione teatrale
Questa commedia di Plauto sembra essere meno radicata nella tradizione di una comicità viscerale e, a tratti scabrosa, del drammaturgo di Sarsina, inserendosi invece in un percorso testuale unico che diminuisce i toni farseschi e privilegia i toni poetici. La vicenda sembra essere sospesa in una condizione fiabesca ed è ambientata sulle coste africane. Lo sfondo è il mare con tutto il suo mistero e il suo fascino; quel mare che sommerge e fa emergere, procura perdite e favorisce ritrovamenti. L’ambiente marino diventa la cornice ideale al dipanarsi dell’intreccio tipico della commedia nuova. Una ragazza rapita in giovane età, sottratta all’affetto del padre da un ruffiano senza scrupoli, deve essere venduta a un giovane innamorato, ma Labrace, il lenone, e il suo compare Carmide nel tentativo di fuggire e non mantenere l’impegno con il giovane Plesidippo fanno naufragio sulla spiaggia di Cirene nei pressi del tempio di Venere. Da questo momento la vicenda si sviluppa con l’aiuto dei servi ritratti con maestria e arguzia da Plauto che ne mette in risalto il carattere cinico e spregiudicato a tratti irriverente che accentua la differenza tra le classi rivelando un anelito irrinunciabile alla libertà. Evidente risulterà il tema della fides che mette in primo piano il tema giuridico della commedia: il diritto che tutela gli equilibri, assicurando la punizione degli sfruttatori e il giusto risarcimento affettivo al padre attraverso il riconoscimento della figlia. Un’agnizione resa possibile dal pescatore Gripo che svela anche il nome della commedia recuperando lo scrigno di Palaistra, figlia di Daimone. Il baule è appunto legato da una fune, “rudens” che rimane impigliata nelle reti dello schiavo pescatore. Il testo evoca la Tempesta di Shakespeare senza smarrire il godimento della comicità di carattere.
La messa in scena del testo è affidata ad attori in grado di restituire i toni farseschi e rutilanti della vis comica plautina, arricchita dalla poesia insita nella drammaturgia dell’autore di Sarsina. Sergio Basile, Gianluigi Fogacci e Luigi Mezzanotte disegnano una partitura moderna, viva, che recupera l’etica della giustizia, non tralasciando il divertimento e la leggerezza dei personaggi che animano questa fiaba moderna, questa storia senza tempo.
Durata 80 minuti
Teatro Antico
(Domenica) 19:30
22agosto19:30QUATUOR AKILONETeatro Antico19:30 •:MusicaCancelled
PROMO DOPPIO SPETTACOLO
Quatuor Akilone + Tiresias
Intero € 30,00
Ridotto € 20,00
Ridotto Junior € 10,00
Biglietto combinato acquistabile solo al botteghino del Parco Archeologico di Segesta
Magdalena Geka violino
Elise De-Bendelac violino
Perrine Guillemot viola
Lucie Mercat violoncello
PROGRAMMA
Claude Debussy
Quartetto per archi in sol minore, Op.10
[25’]
Béla Bartók
Quartetto per archi n.5, Sz 102
[30’]
Xu Yi
Aquilone lontano
[10’]
Rinomato per la visione profonda e poetica delle opere che affronta, il Quatuor Akilone si distingue per il vasto repertorio di musica da camera interpretato con musicalità, intelligenza e immaginazione. La loro avventura, sia umana che musicale, inizia nel 2011 a Parigi. Vincitore del primo premio assoluto al VIII Concorso Internazionale di Quartetto d’Archi di Bordeaux e del Premio ProQuartet nel maggio 2016, il Quartetto si è esibito in Europa e in Giappone in sedi prestigiose, tra cui la Scuola Grande di San Giovanni Evangelista a Venezia, Wigmore Hall a Londra, Munetsugu Hall a Nagoya, Maison de la Radio e Salle Cortot a Parigi. Ha suonato inoltre nell’ambito di importanti festival internazionali, tra cui Les Vacances de Monsieur Haydn e Orangerie de Sceaux e il Festival des Arcs. L’ensemble collabora stabilmente con altri musicisti del calibro di Vladimir Mendelssohn, Tabea Zimmermann, Avri Levitan, Jérôme Pernoo, David Walter, Florent Héau, Jean-François Heisser e Pavel Gililov. Il loro percorso formativo è stato segnato dall’incontro con musicisti da camera di fama internazionale tra cui Hatto Beyerle, Johannes Meissl e Vladimir Mendelssohn e con rinomati quartetti come i Quatuors Ysaÿe, Rosamunde ed Ébène.
Un importante obiettivo del Quatuor Akilone è avvicinare alla musica da camera un pubblico più ampio e meno avvezzo a concerti di musica classica, grazie all’Associazione Concerts de Poche e Musethica che organizza concerti volti all’inclusione sociale di prigionieri, rifugiati e disabili.
Le musiciste sono state Alumni membri dell’ECMA (European Chamber Music Association) e artisti “in residence” al ProQuartet – CEMC dal 2016, artisti Génération Spedidam e borsisti della Fondation Banque Populaire dal 2017. Nello stesso anno il Quartetto è stato selezionato per entrare a far parte della rete de Le Dimore del Quartetto. Nel 2018, il Quartetto ha firmato la sua prima registrazione dedicata a Haydn, Mozart e Schubert con l’etichetta Mirare e nel 2019, Chloé Per- lemuter ha diretto il film documentario “A quatre ou rien” con la partecipazione di Hatto Beyerle e Mathieu Herzog che racconta la loro storia prima delle esibizioni parigine dei tre quartetti Razumovsky op. 59 di Beethoven.
Durata 65 minuti
Teatro Antico
(Lunedì) 19:30
22agosto21:30TiresiasGIORGINA PITeatro Antico21:30 •:TeatroCancelled
PROMO DOPPIO SPETTACOLO
Quatuor Akilone + Tiresias
Intero € 30,00
Ridotto € 20,00
Ridotto Junior € 10,00
Biglietto combinato acquistabile solo al botteghino del Parco Archeologico di Segesta
un progetto di BLUEMOTION
da Hold your own/resta te stessa di Kae Tempest
traduzione di Riccardo Duranti
regia Giorgina Pi
con Gabriele Portoghese
dimensione sonora Collettivo Angelo Mai
bagliori Maria Vittoria Tessitore
echi Vasilis Dramountanis
costumi Sandra Cardini
luci Andrea Gallo
accompagnamento Benedetta Boggio
produzione Angelo Mai/Bluemotion
Siamo sempre soggetti in divenire,
SEMPRE
sul punto di diventare altro
[Rosi Braidotti]
Tiresia è il veggente che sa, che conosce ciò che si dovrebbe fare. Fa paura ascoltarlo, il suo corpo conturba, è al di fuori dell’ordine naturale, è un corpo che vive più sessualità, più età in una vita. Quando i suoi occhi smettono di vedere iniziano a leggere il futuro. Tiresia è un’entità che nell’Ade custodisce le risposte, è tramite tra l’umano e il divino. È fuori dalla retorica del potere, è continuamente una frattura nella narrazione, e con le sue vizze mammelle – per dirla con Eliot – vive in mezzo alle piccole cose, non è gerarchico nel sapere e nell’esperire. Tempest lo osserva vagare: ragazzino timido, giovane donna che scopre amore e chiaroveggenza, anziano solitario e molto altro. Accanto divinità antiche si mischiano con noi stanchi alla fermata dell’autobus, un piccolo parco di periferia diventa bosco sacro e il mito denuncia intima. Tante vite in una vita, tante e tanti noi in continua metamorfosi per rimanere ciò che scopriamo di essere. Tiresia è via d’uscita alla natura, le sue tante e sfrontate vite sfidano l’ordine naturale, sorpassano le regole sessuali e la gerarchia del tempo: Tiresia è simultaneità.
Tra vecchi dischi e nuove impressioni, un corpo solo, quello di Gabriele, all’ora viola, sospesa tra giorno e notte, segue orme poetiche e sonore, per le strade di un mondo che morendo rinasce. Hold your own/Resta te stessa corteggia Tiresia di Eliot che identifica l’indovino nel poeta, che sa unire il misterioso tema dell’origine insieme alla veggenza del non ancora. Facciamo allora che i versi siano in carne ed ossa, proprio come nella spoken word poetry, mettiamoci in cerchio ad ascoltarli.
La nostra vita di adesso è lacerata e frastornata da ferite ancestrali dovute a questa nuova peste e da pressioni soffocanti causate dalla ferocia rinnovata del capitalismo. Difficile trovare la forza di restare se stesse/i. Abbiamo chiesto aiuto a chi non ha bisogno di guardare per sapere. Tiresia per noi è un rito. “Tiresia, vienici a parlare” chiede Tempest. Stavolta ti ascolteremo. Siamo qui che vogliamo capirti. Sappiamo che vedi fino in fondo nel passato, tu non perdi la memoria come noi, non ti preoccupi di piacere, sei povero, vecchio, vagabonda, sporco, trans, in mezzo alle cose, sempre imprevisto. Qualcosa nel crepuscolo in arrivo sussurra di non tormentarsi le mani. Non importa ciò che oggi perdiamo. Non è ancora domani.
Durata 45 minuti
Teatro Antico
(Lunedì) 21:30
23agosto21:30Omu a mari. Il cunto delle sireneGASPARE BALSAMOPiazza Alicia - SALEMI21:30 •:Teatro
di e con Gaspare Balsamo
collaborazione e assistenza Paolo Consoli
disegno luci Stefano Barbagallo
produzione Mobilità delle Arti
Omu a mari e Epica fera fanno parte del dittico Horcynus, un progetto che nasce e si sviluppa a partire dalla riscrittura di alcune parti del romanzo di Stefano D’Arrigo, Horcynus Orca. Protagonisti sono sempre i pescatori e gli uomini di mare dello Stretto di Messina, una comunità di uomini e donne raccontata nel loro complesso e plurale mondo di significati e appartenenze. Qui, in Omu a mari, è sviluppato il rapporto di formazione che si viene a creare tra il vecchio raccamatore di reti da pesca e cuntista di sirene e i giovani ragazzi che si accingono a intraprendere la vita di mare. Mare costacosta casacasa regno delle sirene, vere e immaginarie, che contribuiranno alla crescita e alla formazione di questi giovani pescatori pronti a trafficare nuove e vecchie avventure nelle acque dello Scill’e Cariddi fatto e disfatto a ogni colpo di remo, dentro, più dentro, dove il mare è mare.
Durata 60 minuti
Piazza Alicia - SALEMI
(Martedì) 21:30
24agosto19:30ENSEMBLE AL-KINDI & I DERVISCI ROTANTI DI DAMASCOTeatro Antico19:30 •:MusicaCancelled
Abdulhamane Modawar canto
Adel Shams El Din riqq, direzione musicale
Basem Kadmani Ud
Khadija El-Afritt Qanun
Iyad Haimour Ney
Junayd Bourret coro
Ismail Bourret coro
Hatem Al-Jamal derviscio rotante
Azan Al Jamal derviscio rotante
Romain Frydman tecnico del suono
L’ensemble strumentale Al-Kindi è una delle migliori realtà collettive artistiche del Medio Oriente, noto in tutto il mondo per il rigore e l’eccellenza dell’interpretazione del repertorio classico arabo.
L’ensemble è stato fondato nel 1983 dal musicista francese Julien Jâlal Eddine Weiss – musicologo e virtuoso di qanun, scomparso prematuramente nel 2015 – e dai suoi compagni di viaggio, Ziad Kadi Amin di Damasco (ney, Plute in reed), Mohamad Qadri Dalal di Aleppo (Ud) e Adel Shams El Din di Alessandria (riqq, cymbalet percussion).
Da più di trent’anni, l’ensemble Al-Kindi esplora la ricchezza e l’universalità della cultura e della musica classica araba con la speranza di diffondere un ideale di pacifica convivenza tra popoli.
Negli anni, l’ensemble ha collaborato con i migliori cantanti provenienti da Siria, Iraq e Turchia, esibendosi nelle più prestigiose sale e festival del mondo come la Carnegie Hall di New York, il Théâtre de la Ville di Parigi, l’Institut du Monde Arabe, il Festival di Musica Sacra di Fez, il Festival di Baalbeck e molti altri.
Il gruppo è composto da nove artisti (cantanti, musicisti, danzatori) provenienti da Siria, Egitto e Tunisia. La guerra in Siria, tra esili forzati e confini chiusi, insieme alla scomparsa prematura di Julien Weiss, hanno avuto un forte impatto sulle attività dell’ensemble. Ritrovarli nuovamente riuniti sul palco è un’occasione unica per godere del virtuosismo e dell’estro di uno dei migliori testimoni della cultura araba nel mondo.
Durata 70 minuti
Teatro Antico
(Mercoledì) 19:30
25agosto19:30CASTALIAN QUARTETTeatro Antico19:30 •:MusicaCancelled
Sini Simonen violino
Daniel Roberts violino
Ruth Gibson viola
Steffan Morris violoncello
PROGRAMMA
Leoš Janáček
Quartetto per archi in mi minore n.1, “Kreutzer Sonata”
I. Adagio con moto
II. Con moto
III. Con moto – Vivace – Andante – Tempo I
IV. Con moto
[18’]
Charlotte Bray
Ungrievable Lives
I Loud, inciting – suffocating
II Delicate, dreaming – in and out of consciousness
III Playful, light – Progressively darker – Dark, heavy, threatening
IV Illuminated, dancing
V Tense, transfixed
VI Intense, full-bodied
VII Inert, petrified
VIII With urgency, nervous
IX Wild, aggressive, dangerous
X Frayed, weary
XI Loss: the absent body. Coarse, yet elegant
XII Muted, grainy
XIII Weighty, intense – Edgy – Loud, inciting
[22’]
Intervallo 10 minuti
Jean Sibelius
Quartetto per archi in re minore, op.56 “Voces intimae”
Andante – Allegro molto moderato
Vivace
Adagio di molto
Allegretto ma pesante
Allegro
[32’]
Nominato “Hans Keller String Quartet in Residence” presso l’Università di Oxford e “Young Artist of the Year” dalla Royal Philharmonic Society nel 2019, il Castalian Quartet vanta già una carriera d’eccezione, con esibizioni in prestigiose istituzioni come la Carnegie Hall, The Library of Congress, San Francisco Performances, Emerald City Music Seattle, Hamburg Elbphilharmonie, Vienna Konzerthaus, Paris Philharmonie, Auditorium du Louvre, Amsterdam Concertgebouw, Lucerne Chamber Music Society, Brussels Flagey, Tel Aviv Museum of Art, Saffron Hall, e I festival di Aldeburgh, East Neuk, Spoleto, Rockport and Heidelberg Spring. Nel 2022 sono interpreti di prime esecuzioni assolute di Charlotte Bray e Mark Simpson. Tra il 2019 e il 2020 il quartetto ha collaborato con Stephen Hough, Cédric Tiberghien, Michael Collins, Nils Mönkemeyer, Isabel Charisius e Ursula Smith. Nel 2018, i quattro musicisti hanno registrato l’integrale dei Quartetti op.76 di Haydn per l’etichetta Wigmore Live.
Fondato nel 2011, il Castalian String Quartet ha studiato con Oliver Wille alla Hannover Hochschule für Musik, vincendo il 1° premio al Concorso di Musica da Camera di Lione 2015 e il 3° premio al Concorso Internazionale per Quartetto d’Archi di Banff 2016. Tra i loro mentori si annoverano importanti personalità musicali come Simon-Rowland-Jones, David Waterman e Isabel Charisius. Nel 2016, il Quartetto è stato selezionato dal Young Classical Artists Trust, mentre più di recente è stato insignito del Merito String Quartet Award/Valentin Erben Prize e del Borletti-Buitoni Trust Fellowship 2018. Tra le loro collaborazioni più importanti figurano Aleksander Madzar, Alasdair Beatson, Simon Rowland-Jones, Daniel Lebhardt e Olivier Stankiewicz.
Il loro nome deriva dalla Sorgente Castaliana nell’antica città di Delfi. Secondo la mitologia greca, la ninfa Castalia si trasformò in una fontana per sfuggire all’inseguimento di Apollo, creando così una fonte di ispirazione poetica per tutti coloro che bevono dalle sue acque. Herman Hesse scelse Castalia come nome della sua futuristica utopia europea in The Glass Bead Game. Il protagonista del romanzo, un castaliano di nome Knecht, viene istruito nello sviluppo del pensiero dal venerabile Music Master.
Durata 80 minuti con intervallo
Teatro Antico
(Giovedì) 19:30
26agosto19:30SatiriCOMPAGNIA VIRGILIO SIENITeatro Antico19:30 •:Danza
coreografia e spazio Virgilio Sieni
interpretazione Jari Boldrini, Maurizio Giunti
violoncello Naomi Berrill
musica
Johann Sebastian Bach
Suite n°3 in do maggiore, BWV 1009
Suite n° 4 in mi bemolle maggiore, BWV 1010
luci Marco Cassini
allestimento Daniele Ferro
maschere animali Chiara Occhini
produzione Centro Nazionale di produzione della danza Virgilio Sieni
in collaborazione con AMAT & Civitanova Danza, Galleria Nazionale delle Marche
con il sostegno di MIC Ministero della Cultura, Regione Toscana, Comune di Firenze, Fondazione CR Firenze
Il danzatore getta il corpo nell’abisso del gesto dicendo sì alla vita.
Può darsi che siamo stati raggiunti dall’insegnamento del gesto che irrorandosi con lentezza nel corpo lo forgia senza mai appropriarsene: si potrebbe dire che lo studio del movimento sottrae al quotidiano quelle posture che poi tornano sotto forma di un’altra lingua. Questo porsi sulla soglia, che potrebbe sembrare anche un rimbalzo quale restituzione di una cosa solo poco tempo prima sconosciuta, penso si possa definire, o accostare, al senso del gesto poetico: inappropriabile, attraversabile, non forma in movimento ma corpo che trascolora e, come una nebulosa auratica, si confonde tra lontananza e vicinanza, opera secondo un’attenzione rivolta all’immersione dello spazio, alla tattilità spaziale che ci comprende.
Il Satiro, come ci dice Nietzsche ne La nascita della Tragedia (1872) e per richiamo sapienzale Giorgio Colli ne La nascita della filosofia (1975), potrebbe essere colui che getta lo sguardo nell’abisso dicendo sì alla vita: non la notte ma la sua primavera.
I due danzatori dello spettacolo sono contagiati dall’interno, investiti dalla contemplazione rivolta al gesto simile, adiacente, simmetrico. Una danza per dermatoglifi che tracciano l’aria e una sintassi che sembra riferirsi all’embrione del gesto che incontra il suo simile riconoscendolo diverso e amico.
Pescano dal fondo del gesto per inscrivere forme d’intesa e di empatia che si aprono a una disposizione musicale, le danze segnano lo spazio della materia inebriante che parla con il corpo. Il mondo quotidiano qui prende il largo e si separa dal gesto enigmatico che esplode tra il dionisiaco e l’apollineo. Ancora una volta la danza si presta a laboratorio della vita, affronta azioni disperate, titaniche, si pone sulla soglia con atteggiamento vigile, mantico, divinatorio. Ma è essa stessa scienza dello stare, specchio di risonanze e richiami cognitivi.
Virgilio Sieni
Durata 75 minuti
Teatro Antico
(Venerdì) 19:30
26agosto22:00ElenaUBI ENSEMBLETempio22:00 •:Musica,Teatro
di Ghiannis Ritsos
musiche di Ubi Ensemble
traduzione di Nicola Crocetti
in accordo con Arcadia & Rincono Srl
per gentile concessione di Ery Ritsou
con
Oriana Martucci voce recitante
Irene Ientile mezzosoprano
Alfonso Vella sax soprano e baritono
Marcella Napolitano violino e viola
Ornella Cerniglia pianoforte e sintetizzatore
Gianluigi Cristiano basso elettrico e chitarra elettrica
Giuseppe Rizzo live electronics, real time sound processing, soundscapes, sound design
produzione Ubi Ensemble
Il recitar cantando e la musica al servizio della parola, nella ricerca che porta avanti Ubi Ensemble, diventano evocazione di un dialogo compositivo tra antico e contemporaneo: i recitati vengono amplificati all’infinito, le armonie sono flussi in continuo movimento, fluidi che trasferiscono i punti di attrazione tonale verso nuove possibilità, la triade diventa incarnazione discontinua, metafora inconscia di un lontano passato, che trova posto su strutture che non danno più certezze. Elena, e il suo immaginario interlocutore che stenta a riconoscere la figlia di Zeus “che alle dee immortali terribilmente somiglia”, sono i personaggi della storia del quotidiano di ognuno di noi, che si muovono a stento tra la sedia e il letto in una casa polverosa che sa ineluttabilmente di morte.
Durata 70 minuti
Tempio
(Venerdì) 22:00
Partecipazione gratuita fino a esaurimento postiInformazioni: raffschiavo@gmail.comPrenotazioni: prenotazioni@ierofanie.eu
Partecipazione gratuita fino a esaurimento posti
Informazioni: raffschiavo@gmail.com
Prenotazioni: prenotazioni@ierofanie.eu
Una mente relazionale guidata da principi musicali aprirebbe a un’idea di società come sistema vitale polifonico, felice e altamente efficiente.
Parole ridondanti che arrivano deboli alle orecchie comuni, alle percezioni di chi manca l’opportunità di studiare musica in maniera giocosa e interdisciplinare con gli altri e con i propri cari. Questa perdita rimarca la vuota presenza delle opportunità che sfuggono per plasmare individui migliori. Rimarca anche una scarsa capacità di reazione-interazione a cui invece la conoscenza delle architetture musicali ben sopperirebbe, se fossero trasferite in schemi di condotta sociale sul corpo ancora vivo e diversamente recalcitrante delle persone. Tutte le perdite resteranno cumuli sopra l’incubo della morte, finché non si introietterà bene l’idea di poter vivere-morire dignitosamente dentro un corpo sociale in ascolto della propria salute.
Raffaele Schiavo
Raffaele Schiavo, cantante, musicista, compositore, musicoterapeuta, ricercatore, autore e performer teatrale, è esperto di voce antica (dal medioevo al barocco), di Polifonia e Canto degli Armonici. I principi, le tecniche musicali e relazionali, gli obiettivi e le finalità del suo metodo socio-musicale VoxEchology: dalla performance alla terapia emergono dalla sua produzione artistica e destano interesse internazionale sul piano umanistico scientifico nella formazione scolastica e professionale.
Il seminario è organizzato in collaborazione con Ierofanie Festival promosso dall’Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana
Ex Convento di San Francesco - CALATAFIMI SEGESTA
(Sabato) 10:00 - 12:00
27 agosto dalle 15:00 alle 19:0028 agosto dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 15:00 alle 19:0028 agosto ore 19:00 performance finale
27 agosto dalle 15:00 alle 19:00
28 agosto dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 15:00 alle 19:00
28 agosto ore 19:00 performance finale
Partecipazione gratuita fino a esaurimento posti
Informazioni raffschiavo@gmail.com
Prenotazioni prenotazioni@ierofanie.eu
Il canto sacro e profano nella cristianità medievale. Risonanze acustiche ed emotive nell’apprendimento musicale di gruppo
Laboratorio esperienziale condotto da Raffaele Schiavo con il metodo VoxEchology
Lo studio di repertori musicali risalenti al medioevo porta a interrogarsi su una prassi esecutiva, possibile o immaginata, parimenti scherzosa e appassionata, dentro le mura delle chiese e al di là di ogni loro sacro scalino, verso un mondo corrotto, impietoso e sanguinario, dove la tentazione chiede d’essere ascoltata.
L’espressione musicale canora si erge e si propaga lungo tradizioni monodiche, dove la linearità procede per variazioni e abbellimenti, da un luogo all’altro, da un paese all’altro, da un Credo all’altro. Ed ecco che, al subentrare di quel primo nuovo millennio, diventa necessario sganciarsi da un’idea di melodia da mantenere insieme, per orientarsi verso Echo e verso tutto ciò che ogni altro riflesso sembrerebbe suggerire. Si intuisce l’intelligenza musicale dei loro rimandi, delle loro riflessioni. Si procede diversamente insieme. Si assemblano e si intrecciano pensieri, note e melodie diverse per voci obbligate a differenziarsi, ma tutte canalizzate, tutte proiettate verso un unico progetto polifonico. Da una parte il mantenimento di una, due e più voci a bordone studiate a supporto del canto monodico; dall’altra, il canone e la sua speciale caratteristica: restituire una breve melodia a intriganti successioni di ritardi e di intrecci tra cantori diversi.
Il corpo canta e danza la diversità, avendo già conosciuto gioie e dolori nell’efficace omologazione monodica. La complessità umana sperimenta la voce come prolungamento del corpo. La musica viene a strutturarsi in rapporti di contrasti e intese. Giovani contrappunti e timide armonie procedono a supporto di nuove speculazioni matematico-geometriche. Incalza il pensiero di una Polifonia Musicale che al culmine del Rinascimento attenderà impareggiabili i suoi trionfi e le sue felici metafore sociali. Audaci e complesse trame di cambiamento troveranno gli ostacoli necessari al loro naturale riflesso.
IL WORKSHOP
Questo laboratorio esperienziale è rivolto a tutti coloro che desiderano spendersi con gli altri alla ricerca di una vocalità di gruppo ormai impopolare, seguendo tecniche di canto e di gestione della corporeità sulla scena. Un percorso ovviamente funzionale ai fini della pura aggregazione. Tuttavia, utile a mostrare quale grado di esercizio musicale e teatrale si pone a fondamento di una laica spiritualità d’insieme. Un diverso esercizio del gioco, per invitare a superare il senso del ridicolo e a costruire una festa all’insegna dell’ironia, poiché non è mai troppo tardi per imparare a rendersi disponibili a versioni uguali e contrarie di una stessa verità.
La modalità di insegnamento svolta in questo workshop segue per buona parte i principi teorico-pratici del metodo socio-musicale VoxEchology, ideato dallo stesso conduttore.
Al lavoro di gruppo, condotto nell’arco di un intero weekend, seguirà una performance finale dei partecipanti insieme al conduttore, da realizzarsi in uno spazio diverso da quello laboratoriale e nel tempo conclusivo dell’intera esperienza formativa.
IL PROGRAMMA
Canti gregoriani, laudi e discanti, inni e danze, antiphonae e conductus, improvvisazioni in stile, tratti da importanti repertori di musica medievale sacra e profana, riconducibili a manoscritti dei secoli XII, XIII e XIV, rivisitati attraverso esplorazioni timbriche ed elementi teatrali corpo-voce, tecnica del canto degli armonici (diplofonie) e imitazione, bizzarra ed efficace, di strumenti a fiato e a percussione.
Il workshop è organizzato in collaborazione con Ierofanie Festival promosso dall’Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana
Ex Convento di San Francesco - CALATAFIMI SEGESTA
agosto 27 (Sabato) - 28 (Domenica)
da Luigi Pirandello
drammaturgia e regia Manuela Mandracchia e Fabio Cocifoglia
musiche originali Agricantus
con
Fabio Cocifoglia
Manuela Mandracchia
e con
Mario Crispi strumenti a fiato etnici, chitarra, voce
Chiara Minaldi voce, pianoforte
Mario Rivera basso acustico, chitarra, voce
produzione Casa del Contemporaneo
Nel ricordo delle favole ascoltate da bambino Pirandello rintraccia motivi di grande umanità mescolata ad antiche superstizioni contadine. Le Streghe, le cosiddette Donne, durante la notte volano a cambiare i figli. Ad una madre sostituiscono il sano e biondo figlioletto con uno malaticcio e deforme. La madre disperata corre da Vanna Scoma, una fattucchiera del paese, per sapere come riprendersi il figlio. La maga le dice che il figlio trafugato è stato portato al palazzo di un re e potrà essere allevato e cresciuto tra il lusso e gli agi se lei si prenderà cura con affetto del bimbo deforme. Dopo vent’anni un principe infelice arriva in paese a ristorare il suo corpo malato. La madre vedrà in lui il figlio cambiato. Ma qual è la verità? La verità sarà quella a cui siamo disposti a credere.
Lo spettacolo è una rilettura dei vari testi in cui Pirandello affronta i temi del figlio cambiato in un dialogo serrato con la musica e le sonorità degli Agricantus, una world music che rielabora la tradizione musicale siciliana e del mediterraneo con la musica elettronica.
Durata 80 minuti
Teatro Antico
(Sabato) 19:30
27agosto22:00ManasGIORGIA PANASCITempio22:00 •:MusicaVirtual Event
Giorgia Panasci arpe
Giulia Perriera percussioni e effetti sonori
produzione ECU European Culture University
Manas è un progetto sperimentale musicale di Giorgia Panasci.
Il programma di musiche proposte vede il sacro e il barocco ripensato nella forma e nei colori e nell’utilizzo di strumenti a corde, le arpe, e percussioni, che richiamano l’oriente e l’antico.
La chiave sperimentale nelle musiche proposte da Giorgia Panasci, attraverso le sue arpe, a tratti suonata anche con oggetti non rituali, “investe” l’anima dell’ascoltatore come essenza della percezione sonora.
Manas che ha per significato forza soprannaturale impersonale e che approfondisce le sue radici dal termine religioso e filosofico orientale, nel programma proposto dal duo intende provare ad “entrare” nell’anima spirituale. La musica e la sonorizzazione quale collegamento fra l’Uomo Spirituale e il cervello fisico.
Manas ancora è il fuoco vivente che dà alla mente umana l’autocoscienza e l’auto-percezione, è il principio cosciente della Monade umana, dal greco monas a sua volta derivante da monos che significa singolo umano, unico, uno.
Durata 60 minuti
Lo spettacolo è organizzato in collaborazione con Ierofanie Festival promosso dall’Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana
Tempio
(Sabato) 22:00
29agosto19:30Vincent van Gogh. La discesa infinitaPAOLA VENETOTeatro Antico19:30 •:TeatroAlba
performance teatrale scritta e diretta da Paola Veneto
ispirata al libro “Follia? Vita di Vincent van Gogh” (Bompiani) di Giordano Bruno Guerri
sceneggiatura e regia Paola Veneto
musiche originali per pianoforte Giacomo del Colle Lauri Volpi
scenografie e costumi Paola Lo Sciuto
in scena
Giordano Bruno Guerri Se Stesso
Antonio Gargiulo Vincent van Gogh
Marco Paparella Theo van Gogh, Sartre, Gauguin, voce narrante
Edoardo Barbone Antonin Artaud
Paola Tarantino Elisabeth van Gogh, Sien, Adeline Ravoux
Riccardo Avati Studente di storia dell’arte
produzione Lorenzo Zichichi (Il Cigno GG Edizioni)
L’avvincente e commovente biografia di Giordano Bruno Guerri ispira quest’opera in stile contemporaneo. Si tratta di un percorso appassionato e incalzante, ricco di ricordi e suggestioni che spesso provengono dalla viva voce dei protagonisti, attraverso lettere originali e voci mai udite ma poeticamente immaginabili, orchestrate in modo da regalare una fotografia in movimento della vita del grande genio van Gogh.
In scena Vincent van Gogh, suo fratello Theo, Gauguin e Sien che è stata l’unica donna che ha rappresentato una finestra sul mondo femminile per Vincent. E altri personaggi ancora quali Sartre e Antonin Artaud a dare la “visione” della follia e dell’alienazione del “suicidato della società”.
L’arte, il colore e la passione per la vita – che si trasfigurano sulla tela dell’artista fino a ucciderlo nella gabbia della solitudine, spesso proprie del genio anticipatore del suo tempo – sono al centro di questa pièce, che respira e palpita al ritmo unico e inimitabile di uno degli artisti più stupefacenti e controversi di tutti i tempi.
Durata 80 minuti
Teatro Antico
(Lunedì) 19:30
30agosto19:30Vincent van Gogh. La discesa infinitaPAOLA VENETOTeatro Antico19:30 •:TeatroAlba
performance teatrale scritta e diretta da Paola Veneto
ispirata al libro “Follia? Vita di Vincent van Gogh” (Bompiani) di Giordano Bruno Guerri
sceneggiatura e regia Paola Veneto
musiche originali per pianoforte Giacomo del Colle Lauri Volpi
scenografie e costumi Paola Lo Sciuto
in scena
Giordano Bruno Guerri Se Stesso
Antonio Gargiulo Vincent van Gogh
Marco Paparella Theo van Gogh, Sartre, Gauguin, voce narrante
Edoardo Barbone Antonin Artaud
Paola Tarantino Elisabeth van Gogh, Sien, Adeline Ravoux
Riccardo Avati Studente di storia dell’arte
produzione Lorenzo Zichichi (Il Cigno GG Edizioni)
L’avvincente e commovente biografia di Giordano Bruno Guerri ispira quest’opera in stile contemporaneo. Si tratta di un percorso appassionato e incalzante, ricco di ricordi e suggestioni che spesso provengono dalla viva voce dei protagonisti, attraverso lettere originali e voci mai udite ma poeticamente immaginabili, orchestrate in modo da regalare una fotografia in movimento della vita del grande genio van Gogh.
In scena Vincent van Gogh, suo fratello Theo, Gauguin e Sien che è stata l’unica donna che ha rappresentato una finestra sul mondo femminile per Vincent. E altri personaggi ancora quali Sartre e Antonin Artaud a dare la “visione” della follia e dell’alienazione del “suicidato della società”.
L’arte, il colore e la passione per la vita – che si trasfigurano sulla tela dell’artista fino a ucciderlo nella gabbia della solitudine, spesso proprie del genio anticipatore del suo tempo – sono al centro di questa pièce, che respira e palpita al ritmo unico e inimitabile di uno degli artisti più stupefacenti e controversi di tutti i tempi.
Durata 80 minuti
Teatro Antico
(Martedì) 19:30
di e con Gaspare Balsamo
collaborazione e assistenza Paolo Consoli
disegno luci Stefano Barbagallo
produzione Mobilità delle Arti
Omu a mari e Epica fera fanno parte del dittico Horcynus, un progetto che nasce e si sviluppa a partire dalla riscrittura di alcune parti del romanzo di Stefano D’Arrigo, Horcynus Orca. Protagonisti sono sempre i pescatori e gli uomini di mare dello Stretto di Messina, una comunità di uomini e donne raccontata nel loro complesso e plurale mondo di significati e appartenenze. Qui, in Omu a mari, è sviluppato il rapporto di formazione che si viene a creare tra il vecchio raccamatore di reti da pesca e cuntista di sirene e i giovani ragazzi che si accingono a intraprendere la vita di mare. Mare costacosta casacasa regno delle sirene, vere e immaginarie, che contribuiranno alla crescita e alla formazione di questi giovani pescatori pronti a trafficare nuove e vecchie avventure nelle acque dello Scill’e Cariddi fatto e disfatto a ogni colpo di remo, dentro, più dentro, dove il mare è mare.
Durata 60 minuti
Spiazzo Greco - CONTESSA ENTELLINA
(Martedì) 21:30
settembre
01set19:00UMBERTO GALIMBERTI. La sapienza grecaFestival della BellezzaTeatro Antico19:00 •:seminari
L’EVENTO È SOLD OUT UMBERTO GALIMBERTI La sapienza greca “Conosci
L’EVENTO È SOLD OUT
“Conosci te stesso, secondo misura”.
L’iscrizione sul tempio di Apollo a Delfi traccia il senso dell’esistenza. Filosofia come pathema, ricerca mai soddisfatta, inquietamente instabile; pensiero legato all’anima, la cui essenza è tensione, anelito, brama. Il simbolo che salva l’uomo è il filo del logos. L’essere e il divenire.
“Nessun uomo entra mai due volte nello stesso fiume, perché il fiume non è mai lo stesso, ed egli non è mai lo stesso uomo”.
L’evento è organizzato nell’ambito del Festival della Bellezza
Teatro Antico
(Giovedì) 19:00
Masterclass di composizione di Salvatore Sciarrinoreading sessions a cura di mdi ensemble in collaborazione con Conservatorio di Musica “Alessandro Scarlatti” Palermo
Masterclass di composizione di Salvatore Sciarrino
reading sessions a cura di mdi ensemble
in collaborazione con Conservatorio di Musica “Alessandro Scarlatti” Palermo
La prima edizione del Segesta Teatro Festival inaugura una felice collaborazione con una delle più vivaci realtà culturali del territorio siciliano, il Conservatorio di Musica “Alessandro Scarlatti” di Palermo.
Per l’occasione, il Conservatorio ospita infatti una masterclass di composizione affidata alla docenza di Salvatore Sciarrino, tra i più riconosciuti e importanti compositori del nostro tempo.
Il corso prevede due lezioni individuali di composizione, un seminario pubblico tenuto da Salvatore Sciarrino al Teatro Antico di Segesta e una reading session a cura di mdi ensemble con la supervisione del docente.
Al termine della masterclass, gli studenti saranno invitati ad assistere allo spettacolo Infinito nero, proposto in nuova veste da mdi ensemble con la regia di Davide Santi e la partecipazione del soprano Livia Rado, in programma il 4 settembre alle 20:30 presso il Teatro Antico di Segesta.
Per informazioni sulle modalità di partecipazione alla masterclass clicca qui
Conservatorio di Palermo
settembre 1 (Giovedì) - 4 (Domenica)
01set21:00MASSIMO CACCIARI. Mito e tragedia grecaFestival della BellezzaTempio21:00 •:seminari
L’EVENTO È SOLD OUT MASSIMO CACCIARI Mito
L’EVENTO È SOLD OUT
“La specie di uomini finora meglio riuscita, più bella, più invidiata, più seduttrice verso la vita, i Greci – come? proprio loro ebbero bisogno della tragedia?”
Ambiguità, oscurità, allusività, rivelazione. Sotto la maschera del dio, nelle sentenze oracolanti il mistero dello scompenso tra il mortale e l’eterno. L’inchiesta dell’indovino è catarsi e dissoluzione, enigma tra generazione e discendenza.
“Ora vedo che anche quel vociare tuo punta al caos. Disperazione unica, la tua, nel mondo”
L’evento è organizzato nell’ambito del Festival della Bellezza
Tempio
(Giovedì) 21:00
04set19:30Infinito neroSALVATORE SCIARRINO / mdi ensembleTeatro Antico19:30 •:Opera
Salvatore Sciarrino
Infinito nero: Estasi di un atto (1998)
per voce e otto strumenti
con
Livia Rado Maria Maddalena de’ Pazzi
Giulia Gaudenzi e Francesca Pinna due ancelle
e con
Salvatore Sciarrino
Davide Santi regia
mdi ensemble
Sonia Formenti flauto
Luca Avanzi oboe
Paolo Casiraghi clarinetto
Luca Ieracitano pianoforte
Matteo Savio percussioni
Elia Leon Mariani violino
Paolo Fumagalli viola
Giorgio Casati violoncello
Paolo Brandi ingegnere del suono
Paolo Casati luci
produzione Associazione musicAdesso
Infinito nero di Salvatore Sciarrino è una composizione per voce e otto strumenti su frammenti dalle estasi di Maria Maddalena de’ Pazzi, una mistica carmelitana vissuta a Firenze nel XVI secolo, proclamata Santa nel 1669 da papa Clemente IX.
I frammenti che compongono il testo sono giunti fino a noi grazie alle trascrizioni delle consorelle della Santa, rievocate nella versione scenica di Davide Santi: «Come Sr. Maria Maddalena haveva proferito un periodo, quella monaca che l’haveva tenuto a mente lo dettava a una di quelle che scrivevono et mentre quella scriveva un’altra teneva a mente quello che seguitava di dire et lo dettata et ricordava a un’altra di quelle che scrivevono; et così seguitavono…e ciascuna faceva il numero al periodo che haveva scritto, cioè: la prima il numero uno, la seconda il numero dua, la terza il numero tre et poi ripigliava la prima il numero quattro et così seguitavono di un in uno per ordine».
L’estasi di Maria Maddalena è innanzitutto un’estasi fisiologica, viaggio allucinato nel corpo di Cristo penetrato attraverso le ferite della crocifissione. La metafora rivive sia nella corporeità in un materiale musicale rarefatto, onomatopeico, ossessivo e discontinuo, sia nell’allucinata alternanza di lunghi silenzi e frenetiche declamazioni. La sensibilità di chi ascolta si affina tendendo l’orecchio verso suoni preziosi e fragili e diviene la precondizione per accedere alla dimensione estatica della Santa.
Lo spettacolo rievoca le pratiche teatrali della Firenze dei Cinquecento, in particolare attraverso tecniche di illuminazione che riverberano forti chiaroscuri sui corpi in scena. Come in una serie di fotografie animate, le pose delle consorelle accompagnano gli stadi dell’Estasi, della quale i musicisti in scena sono silenziosi e rituali testimoni.
In apertura, una breve antologia di brani eseguiti da mdi ensemble e le parole dell’autore delineano un percorso d’ascolto preparatorio a Infinito nero, interpretato dal soprano Livia Rado.
Alle 19:30 al Teatro Antico di Segesta, Salvatore Sciarrino incontra il pubblico per approfondire alcuni aspetti dell’opera.
Durata 60 minuti
Teatro Antico
(Domenica) 19:30
04set19:30Incontro con Salvatore SciarrinoTeatro Antico19:30 •:seminari
Il 4 settembre alle 19:30 il compositore Salvatore Sciarrino incontra il pubblico per approfondire alcuni aspetti legati alla sua opera Infinito nero, in programma alle 20:30 al Teatro
Il 4 settembre alle 19:30 il compositore Salvatore Sciarrino incontra il pubblico per approfondire alcuni aspetti legati alla sua opera Infinito nero, in programma alle 20:30 al Teatro Antico di Segesta nella versione scenica di Davide Santi con la partecipazione di mdi ensemble e del soprano Livia Rado.
Salvatore Sciarrino (Palermo, 1947), autodidatta, invita il fruitore delle sue opere a un diverso modo di ascoltare e a una nuova presa di coscienza della realtà e di sé. Accademico di Santa Cecilia, Accademico delle Belle Arti della Baviera e Accademico delle Arti (Berlino), ha ricevuto numerosi riconoscimenti fra cui il Premio Prince Pierre de Monaco, il Premio Internazionale Feltrinelli e il Musikpreis Salzburg. Oltre che dalla maggior parte dei libretti delle proprie opere teatrali, è autore di una ricca produzione di articoli, saggi e testi di vario genere.
Per sapere di più su Infinito nero clicca qui
Teatro Antico
(Domenica) 19:30